“Eventi climatici estremi, solo il 7% delle imprese è assicurato: troppo poco. Noi in Romagna stiamo liquidando 100 milioni”
Una recente indagine della Confindustria Romagna ha spiegato che fra gli associati solo il 17% di chi ha subito danni per l’alluvione del maggio scorso ha ricevuto in qualche modo un risarcimento. Fra questi ci sono anche quelli che avevano una copertura assicurativa (qualcosa è arrivato dagli enti camerali). Difficile stabilire a priori quale è il costo per le aziende. Dipende per esempio dal valore del bene, dal rischio ambientale della zona, dal settore merceologico. Così come non è chiaro se chi ha speso soldi per anni per assicurare la sua azienda ha diritto comunque a un rimborso pubblico alla stessa stregua di chi invece non ha mai speso soldi in questa direzione.
Abbiamo chiesto a Daniele Ravaglia, presidente di Ciba Brokers (società di brokeraggio assicurativo del sistema Confcooperative) lo stato dell’arte.
Quante sono le aziende romagnole da voi assicurate che hanno subito danni per alluvione?
«Le aziende sono oltre un centinaio, quasi tutte collocate in Romagna: a Ravenna quasi l’80%, a Forlì-Cesena il 15% e a Rimini il 5%, oltre a qualche impresa con unità produttive tra Ferrara e Bologna».
Di che tipo?
«Si tratta per la maggior parte di imprese agroalimentari industriali ed agricole, ma anche aziende di trasformazione industriale. Una componente ridotta dell’ecosistema produttivo romagnolo. E questo è un problema da non sottovalutare: manca una cultura dell’assicurazione, in particolare contro gli eventi catastrofali. Ma il nostro è un territorio soggetto a rischio sismico ed alluvioni, per questo la resilienza e la stessa sostenibilità della nostra economia si lega molto alla cultura dell’assicurazione».
In quanti vi fanno ricorso?
«A differenza di altre forme assicurative, penso all’RC auto, la diffusione delle assicurazioni relativamente agli eventi climatici estremi riguarda solo il 7% delle imprese. Significa che il 93% delle imprese – e soprattutto le più piccole, le più fragili –, sono esposte a rischi che riguardano direttamente la possibilità stessa di ripartire con tempismo. Almeno un terzo di queste imprese, presentano un livello di esposizione che preoccupa. Più si attende in questi casi più si rischia di perdere quote di mercato, di ritrovarsi fuori dai giochi. Per questo il tempismo è fondamentale. Bene da questo punto di vista la scelta di inserire in legge di bilancio l’obbligo per le imprese di assicurare le immobilizzazioni materiali (terreni, fabbricati, etc) entro il 31 dicembre dell’anno prossimo contro i danni da calamità naturali. Le recenti alluvioni romagnole indicano che ce n’è bisogno».
Quali sono i danni più diffusi che sono stati subiti?
«Stabilimenti distrutti, campi allagati. Intere linee produttive che non sono più utilizzabili e coltivazioni la cui produttività è compromessa per anni. Ma il danno più immediato è stato quello relativo al morale: imprenditori e lavoratori hanno visto sommerse le proprie certezze. Ora la maggior parte delle attività produttive danneggiate dovranno attendere i risarcimenti pubblici, la cui erogazione come si è visto sarà tutt’altro che immediata. Le imprese assicurate stanno già riscuotendo. Per questo, insisto, serve una cultura dell’assicurazione, tanto più con l’aumentare dei rischi connessi al clima, in rapporto al cambiamento climatico. Gli eventi alluvionali che hanno colpito la Romagna devono insegnarci l’urgenza di mettere in campo tutti gli strumenti di tutela, da quelli che riguardano gli interventi idrogeologici sul territorio fino a quelli che sono connessi alla dimensione assicurativa. Vorrei che le imprese, le istituzioni e tutti gli attori del sistema iniziassero a considerare il comparto assicurativo come il fornitore di strumenti di prevenzione che necessariamente dovrà accompagnare un periodo come quello attuale in cui i rischi sugli eventi ambientali estremi».
Quanto è stato risarcito alle vostre aziende e con quali tempi?
«Tutte le pratiche sulle alluvioni sono già state istruite, alcune già liquidate. Ciba Brokers sta liquidando oltre 100 milioni di euro solo in relazione alle alluvioni in Romagna ef altri eventi catastrofali. Soldi che arrivano subito, nel giro di qualche mese, e permetteranno alle imprese di ripartire, se non con tutta la liquidazione, certo con acconti. Bisogna incominciare a considerare le assicurazioni e le società di brokeraggio assicurativo come Ciba, quali veri e propri soggetti responsabili dei territori, utili a garantirne la sostenibilità e la competitività, anche in condizioni estreme».
Sì, ma quanto costa una polizza?
«Dipende da molti fattori, in particolare dall’esposizione al rischio e dal valore assicurato. Il costo diminuisce in relazione a quanto un’azienda è capace, per quanto possibile, di mettersi in sicurezza e di fare prevenzione, per cui è un elemento che sospinge verso politiche aziendali virtuose. In ogni caso, salvo casi eccezionali, si tratta comunque di frazioni veramente esigue del valore assicurato...».
Dopo quello che è successo avete notato un aumento di aziende che chiedono di assicurarsi?
«Per ora non stiamo notando un incremento delle richieste, malgrado le lungaggini dei risarcimenti pubblici, le cui tempistiche ben conosciamo. Ed è per questo che tengo a comunicare l’importanza di assicurarsi. Da sempre le assicurazioni servono a mettere in conto e limitare l’impatto degli eventi imprevisti. Oggi sappiamo che i rischi catastrofali aumentano: il cambiamento climatico genera eventi estremi con maggior frequenza, che si aggiungono a quelli di fenomeni naturali come i terremoti e l’azione del vento, vedasi il primo uragano tra il Ferrarese e il Ravennate di questa estate, che già colpirono la nostra regione».