Emilia-Romagna. Stop ai diesel Euro 5 da ottobre 2025

Economia & Business
  • 30 gennaio 2024

BOLOGNA. Stop ai diesel euro 5 dal prossimo anno, per la precisione dall’1 ottobre 2025. E poi fondi per rinnovo dei mezzi pubblici, realizzazione di piste ciclabili e acquisto di bici elettriche, bandi per le caldaie a biomasse e nuove norme per la gestione dei liquami, con incentivi (ma anche restrizioni) per le aziende agricole in modo da ridurre l’emissione di ammoniaca. Prosegue inoltre la sperimentazione del progetto ‘Move in’, la scatola nera che certifica le percorrenze dei mezzi più inquinanti (per chi non può permettersi di cambiarlo). Sono i punti principali del nuovo Piano dell’aria della Regione Emilia-Romagna (Pair 2030), approvato oggi dalla maggioranza in Assemblea legislativa. Un provvedimento che recepisce le direttive Ue e prevede investimenti complessivi per 154 milioni di euro, con l’obiettivo di ridurre di 637 milioni di euro la spesa sanitaria legata a malattie collegabili all’inquinamento. A partire dall’1 ottobre 2025, dunque, come già previsto nel precedente Piano dell’aria, nei Comuni di pianura con popolazione superiore a 30.000 abitanti, dell’agglomerato di Bologna e in quelli che aderiscono volontariamente al piano, entreranno in vigore le limitazioni ai diesel euro 5 (che oggi scattano solo nei giorni delle misure emergenziali). In tutti gli altri, sono entrate in vigore già dall’1 ottobre 2023 le limitazioni relative ai veicoli diesel euro 4. “Non è forse un piano perfetto, ma è sicuramente il migliore che potevamo redigere”, commenta il relatore di maggioranza, il dem Andrea Costa, parlando di un “cambio di paradigma” contenuto nel piano, che dà più spazi “agli incentivi che alle sanzioni”. Il Pair 2030 “non è contro imprese, agricoltura e famiglie, ma al loro fianco- afferma la capogruppo Pd, Marcella Zappaterra- chi vota contro a questo piano è contrario anche ai piani delle altre Regioni del Bacino padano, perchè le strategie sono condivise”.

Insieme al piano sono state approvate anche alcune risoluzioni, tra cui quelle proposte da Silvia Zamboni di Europa Verde perchè sia finanziata la completa realizzazione dell’Sfm a Bologna, per sollecitare un aumento del fondo nazionale per il trasporto pubblico e l’utilizzo del controllo telematico del traffico. Si chiede inoltre di aprire un confronto con i gestori delle autostrade per introdurre un meccanismo di compensazione che destini parte dei pedaggi a favore dei territori più penalizzati dall’inquinamento originato dalle arterie stradali. “Il piano dei trasporti, con le nuove autostrade e bretelle previste, è l’anello debole della pianificazione regionale- incalza Zamboni- i diversi piani non dovrebbero inficiare gli obiettivi gli uni degli altri”. Il Pair 2030 è comunque “ben bilanciato”. Contraria al piano la 5 stelle Silvia Piccinini, che segnala il “trend in aumento” del consumo di suolo in Emilia-Romagna, puntando il dito contro nuove autostrade e poli logistici. “Qui la transizione deve correre più veloce che altrove”, sostiene Piccinini. Ma la Regione “non sta facendo le scelte giuste. Il piano è timido e cerchiobottista”. Per la 5 stelle serve “una legge organica per il clima, ma in questa Assemblea assisto a battaglie di retroguardia”. Piccinini raccoglie quindi l’appello della vicepresidente della Regione, Irene Priolo. “E’ ora di sedersi a un tavolo e iniziare a scrivere un testo- tende la mano- evitiamo forzature e diamo concretezza a questo dialogo”. Netta la bocciatura del centrodestra. “In questo piano ci sono obiettivi assolutamente irraggiungibili e vessazioni per agricoltura e imprese- attacca il capogruppo della Lega, Matteo Rancan- non ci stiamo a fare i passacarte delle follie Ue. La Regione è ostaggio dell’ideologia, così non farà mai passi avanti. Il presidente Stefano Bonaccini è sotto scacco della linea del suo partito e di una minoranza verde”. Anche per Luca Cuoghi (Fdi) “questo piano è a senso unico, non tiene conto degli impatti delle scelte sulla società e sulle imprese. Si poteva e si doveva agire diversamente”. Per Marco Mastacchi di Rete Civica “c’è poca attenzione per il mondo dell’agricoltura, che spesso viene colpevolizzata, e la politica europea sta andando sempre di più in questa direzione”. Secondo Giulia Pigoni, consigliera regionale di Italia viva, Azione, con questo piano invece “puntiamo su incentivi e politiche di sostegno. Questo è un buon piano per tenere insieme la tutela della qualità dell’aria con lo sviluppo economico”.

Anche per Stefania Bondavalli, della lista Bonaccini, “con il Pair2030 non si ottempera solo alle prescrizioni della Ue, ma si propongono azioni con ricadute immediate e concrete. Per i settori agricolo, zootecnico e industriale la sfida è mettere in atto un processo non di criminalizzazione ma di adeguamento e condivisione verso un futuro più sano per tutti”. Per la dem Mirella Dalfiume, “migliorare la qualità dell’aria non è una punizione: è doveroso”.

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