Emilia-Romagna, allarme Cgil: «Redditi a due velocità: autonomi con aumento esponenziale, dipendenti sotto l’inflazione»

Economia & Business
  • 05 settembre 2024

BOLOGNA. Squilibri territoriali, ma anche tra lavoratori dipendenti e partite Iva. A lanciare l’allarme sulle dichiarazioni dei redditi degli emiliano-romagnoli è la Cgil. «Abbiamo in questa regione un forte squilibrio territoriale di redditi, anche e soprattutto da lavoro dipendente, e una provincia, Rimini, che si colloca al di sotto della media nazionale. Il disegno di una Emilia-Romagna a due o più velocità è sempre più realistico e tuttavia è un tema da risolvere», ammonisce il segretario Massimo Bussandri. «Il fatto che oltre il 60% dei redditi dichiarati in Emilia-Romagna si collochi nella fascia tra i 15.000 e i 55.000 euro è indicatore di una certa equità nella distribuzione dei redditi della nostra regione, certamente maggiore rispetto ad altre zone del Paese, tuttavia alcuni dati fanno suonare un forte campanello d’allarme», osserva il sindacalista. «La crescita dei redditi da lavoro dipendente è di gran lunga inferiore rispetto all’andamento dell’inflazione. La questione salariale, che la Cgil solleva in tutto il Paese, comincia a diventare questione centrale anche in Emilia-Romagna, dove abbiamo sicuramente tante occasioni di lavoro ma evidentemente ancora poca diffusione del lavoro di qualità», sostiene Bussandri. «Anche la crescita dei redditi da pensione non tiene il passo della perdita del potere d’acquisto per effetto delle tante sforbiciate ai meccanismi di rivalutazione», prosegue.

«C’è poi il fenomeno, molto curioso, del contestuale aumento esponenziale dei redditi da lavoro autonomo e da attività d’impresa, in questo caso superiore alle dinamiche inflazionistiche, che segnala due cose: il fatto che quest’ultima tipologia di lavoro ‘rende’ di più rispetto al lavoro dipendente, perché evidentemente la ricchezza prodotta è mal distribuita fra le due tipologie, il fatto che la ‘flat tax’ ha probabilmente fatto emergere alcune zolle di evasione fiscale», evidenzia il segretario. «Non guardiamolo come un fatto positivo, perché sarebbe triste e paradossale che per limitare il ricorso all’evasione in questo Paese si debba ‘certificare’ un sistema che fa pagare più tasse a chi guadagna meno, lavoratori dipendenti e pensionati, e meno tasse a chi guadagna di più. Alcuni dati chiamano in causa anche i ragionamenti che dovremo fare nella direzione di una manutenzione avanzata del Patto per il lavoro e per il clima», conclude.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui