Economia, quasi la metà dei lavoratori emiliano-romagnoli è povera

Economia & Business
  • 12 giugno 2024

La larghissima parte degli emiliano-romagnoli lavora, ma tanti sono comunque poveri: quasi la metà di quelli occupati nel settore privato se la deve cavare con 1200 euro al mese o meno. E’ quanto viene rilevato dall’Ires: dallo studio dell’istituto di ricerca della Cgil emerge un quadro positivo dell’economia regionale, anche sul fronte dell’occupazione, ma le spaccature sociali si fanno sempre più profonde. “Nel nostro territorio non c’è un problema di occupazione in sé, il nostro sistema produttivo è in grado di generale una notevole quantità di lavoro - riconosce il segretario regionale della Cgil, Massimo Bussandri -. I problemi sono due e si chiamano qualità del lavoro e povertà nel lavoro”, sottolinea il sindacalista. “Del milione e mezzo circa di lavoratori dipendenti nei settori privati in Emilia-Romagna, solo il 44% sono stabili nel senso pieno del termine, cioé a tempo indeterminato, full time e occupati per tutto l’anno. Il restante 56% sono precari o discontinui, o insieme precari e discontinui”, sottolinea Bussandri. Se poi “andiamo a vedere i dati reddituali, ci accorgiamo che il 43,6% dei lavoratori di questo territorio non arrivano a 20mila euro lordi all’anno di reddito, che vuole dire 1.200 euro netti al mese. Sono lavoratrici e lavoratori poveri”, è l’allarme del leader Cgil. “Questo vuol dire che, dal momento che abbiamo anche il più alto tasso di innovazione nel Paese, l’innovazione non è distribuita, è concentrata nei settori a più alto contenuto scientifico e tecnologico, a più alto valore aggiunto. C’è un’altra Emilia-Romagna, quella delle produzioni a basso valore aggiunto, a bassi salari, ad alto tasso di precarietà, a d alto tasso di appalti e subappalti con poca sicurezza e scarsa qualità del lavoro”, avverte Bussandri. Il 2023, del resto, ha visto la prosecuzione di una fase di rallentamento della dinamica economica iniziata nel 2022: la crescita del Pil regionale è dell’1,1%, contro il +3,4% dell’anno precedente, i consumi delle famiglie in aumento dell’1,4% ma sostenuti dall’inflazione con conseguenze sul reddito disponibile reale. Gli occupati continuano a crescere (+1,1%) secondo una linea tracciata a partire dal 2021, recuperando circa 57.000 posti in tre anni: il livello occupazionale pre-pandemico è stato recuperato nel 2023 per la componente maschile (+4,4 mila sul 2023) ma non ancora per quella femminile (-7,3 mila).

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui