Economia emiliano-romagnola in frenata, cala il fatturato (-3,5%) pesano scelte Usa e crisi tedesca

Economia & Business
  • 24 giugno 2024

Da una parte le politiche di reshoring portate avanti dagli Stati Uniti per richiamare in patria le produzioni che venivano fatte all’estero, dall’altra la fatica dell’industria tedesca, alla prese con la crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina. Sono questi i fattori che, assieme a inflazione e aumento dei tassi di interesse, hanno determinato il rallentamento dell’economia dell’Emilia-Romagna, che nei primi mesi dell’anno subisce la battuta d’arresto annunciata dal calo degli ordinativi registrato nell’ultima parte del 2023. Segni ‘meno’ per quasi tutti i settori economici, con l’eccezione dell’agroalimentare, ma tocca soprattutto la manifattura, che sconta una riduzione dell’export del 3%. Fra gennaio e marzo le pmi dell’industria emiliano-romagnola hanno subito una flessione della produzione del 3,7%, cui ha fatto riscontro una contrazione del fatturato del 3,5% (-1,1% il fatturato estero). Gli ordini complessivi sono risultati in calo del 2,1%, stabili quelli provenienti dall’estero. Di conseguenza il tasso di utilizzo degli impianti è sceso al 75%, mentre il periodo di produzione assicurato dalle commesse è di qualche giorno inferiore ai tre mesi. E’ quanto emerge dallo studio realizzato da Unioncamere Emilia-Romagna, che assieme a Confindustria e Intesa Sanpaolo ha presentato oggi i dati della congiuntura. A soffrire di più le industrie piccole, che hanno fino a nove dipendenti, per le quali la produzione è diminuita del 4,7% e gli ordini del -4,6%, flessione doppia rispetto alla media. Ma, contrariamente a quanto avvenuto nel 2023, è rallentata anche la produzione delle imprese medio-grandi, scesa del 2,8%.

Prevalgono, invece, i segni positivi nell’industria alimentare dove la produzione nei primi tre mesi dell’anno è aumentata dell’1,6%, mentre il fatturato dell’1,5%. Secondo la stima elaborata a metà aprile da Prometeia, nel 2024 il valore aggiunto reale prodotto dall’industria in senso stretto regionale dovrebbe riprendersi leggermente (+0,4%) per avviare poi un nuovo ciclo positivo dal 2025. “Più elementi ci portano a pensare che dagli ultimi mesi dell’anno il tessuto economico dell’Emilia-Romagna possa tornare a crescere grazie al contributo dei consumi e degli investimenti e alla spinta delle esportazioni. L’80% della spesa effettiva del Pnrr si concentrerà nel triennio 2024-2026, con potenziali ricadute molto positive sul rilancio delle infrastrutture e sulla transizione digitale e green”, osserva, tuttavia, Alessandra Florio, direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo. Eppure, anche Confindustria certifica la frenata dell’Emilia-Romagna. Il primo trimestre si è chiuso con un calo tendenziale della produzione, un portafoglio ordini in peggioramento e una frenata dell’export. Il deciso aumento delle ore di cassa integrazione autorizzate rispetto allo stesso periodo del 2023 (+69%) conferma l’atteggiamento di prudenza delle imprese, anche se non si tradurranno necessariamente in un utilizzo effettivo. “‘Il rallentamento della crescita è influenzato da consumi deboli, una domanda estera in frenata e investimenti fermi. Servono scelte di politica industriale coraggiose. Sulle decisioni di investimento, in particolare delle piccole imprese, pesano i tassi di interesse ancora elevati”, spiega Alessandro Malavolti, delegato di Confindustria Emilia-Romagna per l’internazionalizzazione.

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