Rimini Da vent’anni la loro casa rifugio delle rondini: “Ora ci sono 60 nidi”


«Giù le mani dalle rondini». Da vent’anni ospitano nel garage di casa i nidi degli uccelli migratori per eccellenza. Aldo le aspetta ogni anno, la mattina presto va ad aprire la serranda e chiude solo a sera inoltrata. Nonostante ci siano tanti spazi da cui possono entrare e uscire, è convinto che le messaggere della primavera lo aspettino ogni mattina. Maria, da parte sua, è affezionata a ogni nidiata perché ogni vocina le fa «una gran compagnia» e quando arriva il momento dei saluti, a metà settembre, la malinconia si allarga come una macchia d’olio. Una dedizione, la loro, che suona come una manna dal cielo, ora che questi esemplari sono messi a rischio estinzione dai cambiamenti climatici e da variazioni di temperatura al limite della schizofrenia.
Un esempio per tutti
Sono due cittadini modello nonché due sentinelle a difesa della biodiversità, Maria Marcaccini, che compirà 97 anni il prossimo 3 settembre e suo figlio Aldo, “solo” 78 primavere sulle spalle. Non per nulla sono stati insigniti di una targa al merito dall’associazione green “Monumenti vivi Rimini”, alla presenza dell’assessora all’Ambiente, Anna Montini.
I due garage annessi all’abitazione che si affaccia su via Marano a Rimini, sono diventati il paradiso delle rondini, in un’area poco distante dalla trafficata statale 16. La prima volta, all’incirca vent’anni fa, vennero a trovarli solo un paio di coppie, tastando il terreno, finché di anno in anno si dev’essere sparsa la voce, perché prima si è affollata l’ex stalla e poi anche il capannone adiacente. Due ambienti dove, all’epoca, erano stati ritagliati spazi per le automobili di famiglia. A distanza di tempo, approdati nel periodo storico in cui il parcheggio è una lotta quotidiana e ogni garage un investimento, i Marcaccini non esitano a lasciare tutto com’è, affrontando pulizie e incombenze quotidiane, per andare incontro alle esigenze dei loro ospiti alati.
Ora i muri sono costellati da una sessantina di nidi e le rondini restano da metà marzo a metà settembre colorando lo spazio con il loro garrire. «Entrano e escono in continuazione, - spiegano i due padroni di casa - salvo la volta della gran nevicata che si registrò anni fa, quando le vedemmo rientrare tutte assieme con un unico frullo d’ali».
In sintonia
Aldo le osserva. Le studia. Quando fa buio e tutte sono al sicuro nei nidi, chiude la serranda. Poi però alla mattina, appena fa luce, va ad aprire. Lui le sente vociare non appena si accorgono dei suoi passi sul terreno. “Piano, piano, fate piano, sto arrivando!” le rassicura. Gli uccellini si acquietano finché lui tira su il portello consentendo loro di volare via, ad ali spiegate. Ogni volta si rinnova lo stesso rituale. «Al sopraggiungere dell’autunno, poco prima di migrare, - spiega ancora Aldo - si radunano tutte sui fili della luce e di solito entro la metà di settembre sono partite tutte. Restano con noi sei mesi, e arrivano puntuali attorno verso il 13 di marzo, ogni anno».
Non tutti i ricordi sono sereni, però. «Una volta una coppia è partita a fine ottobre, - rammenta - non so se ce l’hanno fatta», dice con voce arrochita. «La dimora di questa famiglia – gli fa eco Arianna Lanci, fondatrice di “Monumenti vivi Rimini” – si è guadagnata il titolo di “Casa amica delle rondini” tant’è che, la scorsa estate, abbiamo consegnato una targa per riconoscere pubblicamente il valore di questo impegno che comprende, in primis, la tutela della biodiversità. Un gesto concreto di conservazione della natura, - sottolinea ancora Lanci - che dovrebbe servire da esempio virtuoso per tutti. La convivenza armoniosa tra esseri umani e uccelli migratori resta infatti fondamentale per l’intera collettività. Un esempio di cultura, - tira le fila - ma anche una saggezza che non impari a scuola e che purtroppo rischia di perdersi».