Comunità solari, 80 famiglie romagnole disegnano un futuro più sostenibile. Ecco come funzionano GALLERY

RIMINI. Promuovere l’autoconsumo collettivo di energia da fotovoltaico e aiutare anche le persone ad avere una bolletta meno cara. Prima delle comunità energetiche rinnovabili dal 2012 operano sul territorio italiano le comunità solari. Nate da un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna (con gli allora esperimenti di Medicina, Casalecchio di Reno, Zola Predosa e Sasso Marconi) il progetto è cresciuto nel corso degli anni e oggi interessa oltre 450 famiglie, di cui un’ottantina nel territorio romagnolo. A differenza delle CER (al cui interno si possono trovare anche piccole imprese, enti religiosi o enti locali) le comunità solari sono formata da soli cittadini e si fondano su piattaforme tecnologiche in grado di monitorare la produzione, il consumo e lo scambio di energia tra i partecipanti che a loro volta sono divisi in prosumer (chi immette l’energia dai propri impianti) e consumer.

Come partire

Il meccanismo è semplice. Chi possiede un impianto fotovoltaico mette in condivisione l’energia che produce in eccesso che viene consumata dagli altri membri della piattaforma (sviluppata tecnologicamente insieme al Tecnopolo di Rimini dell’Università di Bologna). Più alto è il consumo del surplus energetico prodotto maggiori sono i vantaggi destinati alla comunità.

Per partire bisogna essere almeno in tre e con almeno un impianto. Tutti devono essere dotati di contatori di nuova generazione e di connessione Wi-Fi. Attraverso un dispositivo (Smart meter) che si inserisce in una presa di corrente dell’abitazione si trasmettono i dati alla piattaforma che tiene sotto monitoraggio i flussi di energia costantemente.

Per partire bisogna versare una quota associativa di 25 euro. Una volta verificato che la comunità è bilanciata (fra produzione e consumo) si può partire. Al costo di 400 euro una tantum si ottiene la strumentazione che poi consente di usufruire degli incentivi. Di solito ci si ripaga la spesa iniziale in un anno e mezzo o due.

Gli scopi

Ma non è l’aspetto economico l’obiettivo finale della comunità solari. Il progetto vuole rendere tutti i cittadini più consapevoli delle opportunità aperte dalla transizione energetica. Chi è associato al Centro per le comunità solari fa parte di un’associazione non profit che fa aiuta a comprendere meglio il modo di produrre e gestire energia: dalla lettura della bolletta all’efficientamento energetico di casa.

Le aziende possono svolgere il ruolo di sostenere le comunità e quindi migliorare il proprio indicatore ESG che valuta la sostenibilità e l’etica sociale. Le miglior comunità si sfidano anche in una Solar Champions League (ideata dal professor Leonardo Setti docente di Unibo e presidente del Centro per le comunità solari) che premia chi ha ottenuto i migliori risultati di autoconsumo collettivo.

Oggi sono presenti 40 Comunità Solari Locali in tutto il territorio Italiano e 93 sono in lista d’attesa.

La mappa in Romagna e i premi

In particolare in Emilia Romagna ce ne sono 12 in comuni della provincia di Bologna, 3 in comuni della provincia di Forlì-Cesena (Forli, Cesena e Forlimpopoli), 3 in provincia di Ravenna (Castel Bolognese, Lugo e Ravenna) e uno a Rimini (nella cui provincia stanno partendo anche a Riccione e Santarcangelo). Nove Comuni in Italia hanno attivato delibere per promuoversi come Comune di Città Solare per attivare progetti per trasformare le città in città solari più sostenibili e resilienti: Rimini, Santarcangelo di Romagna, Riccione, Imola, Terre del Reno, Argenta, Poggio Renatico, Medicina, Fisciano.

Più nel dettaglio, rispetto alle CER, nelle comunità solari il premio viene erogato ogni mese (anziché ogni anno) ed è di 0,25 euro/kWh per il consumatore e di 0,15 euro/kWh per il produttore. Si può accedere anche con impianti costruiti prima del 2020, può partecipare anche chi ha il conto energia e chi ha pannelli installati con il bonus del 110%.

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