Vera Gheno: «Quando vedi la violenza a Gaza capisci che la devianza non è dovuta ai social»
CERVIA
Come convivere con i social media: Vera Gheno, sociolinguista, docente universitaria, è ospite questo pomeriggio alle 18 di Saretina 152 a Cervia. Nel corso dell’Aperitivo con l’autore Gheno presenta L’antidoto. 15 comportamenti che avvelenano la nostra vita in rete e come evitarli, il suo nuovo libro edito da Longanesi.
Con la sua esperienza della rete, lei forse può aiutarci a instaurare un rapporto più sano.
«Infatti non sono catastrofista né incondizionatamente ottimista: frequento la rete da 28 anni e ho visto cose positive e negative. I trent’anni che abbiamo passato con il digitale, se ci pensiamo, sono pochissimi dal punto di vista dell’evoluzione umana: ci comportiamo un po’ come degli... adolescenti, con tutti i problemi che può avere un ragazzo ad affrontare la realtà attraverso nuovi canali comunicativi».
Tutto è stato molto veloce.
«La tecnologia ha avuto un’accelerazione forse inaspettata, ma non ha rilevanza chiedersi se le cose sarebbero potute andare diversamente. Però, se accettiamo questa chiave di lettura, si può immaginare che la società umana dopo la fase di euforia ed entusiasmo possa trovare un equilibrio. Siamo inoltre in una fase storica angosciante, con guerre, eco-ansia, difficoltà economiche. Capire che il problema siamo anche noi non è così scontato: ma è solo un pannicello caldo dare voce alle paure dove credi di non essere punito e punibile. Così la violenza, e ne ho dovuta constatare tanta anche nei miei confronti, trova nei social la valvola di sfogo».
Si dice che certi discorsi una volta si sentivano solo nei bar, e nei bar restavano: ora diventano globali.
«È cambiata la consistenza interna della nostra vita mentre i luoghi terzi non sono più così frequentati. Al bar, in parrocchia, sul muretto si faceva della flânerie senza troppo impegno, oggi il ritmo della società congiura contro questi spazi socializzati di decompressione. E quando vengono meno, resta il digitale, che, come dice Mafe De Baggis, è il “Luminol della realtà”. Non sono queste le prime generazioni che cercano la notorietà, ma i social e personaggi come Chiara Ferragni hanno inventato un mestiere che prima non c’era, con la possibilità di rendere virali contenuti di ogni tipo. Detto questo, è anche vero che gli str... sono sempre esistiti: prendersela con chi percepisci più debole è sempre stato “normale”, ed evidentemente connaturato in noi. Che la tua storia possa poi diventare virale è solo un incentivo».
Ha in mente qualche esempio?
«Quando vedi la violenza esercitata a Gaza, forse capisci che la devianza non è dovuta ai social, ma ce la portiamo dentro».
Con Bruno Mastroianni, lei già nel 2008 aveva scritto “Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi, senza spegnere il cervello”.
«Le dinamiche social però sono molto cambiate, e anche a me, che sono più esposta di allora, arriva tanta immondizia! Con questo nuovo libro ho pensato quindi al mio uso dei social e ai miei errori e ne sono scaturite 15 possibilità».
Le più importanti?
«Evitare il “vanverismo”: sono stata attaccata in modo molto violento per non aver preso posizione su quello che sta succedendo a Gaza, ma non sono una politologa, e parlare a vanvera aumenta solo il rumore».
E poi?
«Un terzo di coloro che vivono in Italia reagisce a quello che legge senza averlo controllato né, spesso, capito. A questo si aggiunge un alto livello di manipolazione da parte della stampa, che dovrebbe essere il dogwatch della democrazia e invece spesso dimentica la differenza fra informazione e pornografia, come nel caso delle immagini della mamma di Aprilia: e come si fa a non imitare questo stile, se i social per molti sono i primi spazi di scrittura informale che gli si sono aperti?».
Quindi torniamo ancora una volta a cercare responsabilità in noi, non nella Rete.
«Marshall McLuhan pensava che essa avrebbe creato un complesso villaggio globale. Manuel Castells sostiene invece che dalla piazza siamo passati alla periferia senza piazza, dove i confort delle nostre quattro mura ci scoraggiano dall’uscire... Ecco, l’anno scorso ho fatto quasi due giri del mondo con 150 incontri: per condividere gli spazi attraverso gli sguardi, le strette di mano, anche con gli abbracci. Un post non basta».
Info: 328 3292000