Pietre Miliari: Pearl - Janis Joplin

Cultura

“Pearl” (anno 1971) è l’album che più di ogni altro testimonia del talento vocale di Janis Joplin, di quello che è l’aspetto più caratterizzante del suo canto: lo stato di trance, uno stato emotivo che assomiglia molto alla possessione (brani come Cry Baby, Me And Bobby McGee, My Baby sono in questo senso esplicativi...). Una condizione dell’interprete “che si avvicina tanto alla libertà, a ciò che si è dentro”.

Qualcuno ha definito la cantante di Port Arthur - scomparsa nel 1970, a soli 27 anni - l’iconoclasta che avrebbe potuto riscrivere ogni canzone con un singolo grido. Migliore definizione non c’è per la sua voce dotata di grande potenza, aspra, animata da un forte senso del blues. Una voce che è come un amplificatore e che la musicista americana distorce a proprio piacimento. La Joplin comprime il bacino e canta inventando un armonico dopo l’altro. In lei l’utilizzo del bacino diventa fondamentale, perché l’aiuta a tirare fuori la visceralità e a stabilire con l’ascoltatore un’interazione aggiuntiva rispetto alla voce. In pratica, è come se attaccasse la spina alla corrente, arrivando a disporre di una voce più potente, o come se spingesse su un pedalino, riuscendo a trovare la distorsione originale desiderata.

Nella sua vocalità dolorosa e sensuale (“Io canto con l’utero e per me ogni concerto è una scopata collettiva con il pubblico”, diceva) sembrano riflettersi tutte le nostre insicurezze, le nostre fragilità, il nostro bisogno d’amore [“Bene, le febbri della notte bruciano una donna non amata / Quelle fiamme roventi provano a mettere da parte il vecchio amore / Una donna lasciata sola, lei è vittima del suo uomo, sì lo è / Quando non riesce a seguire la sua strada, buon Dio / Deve fare il meglio che può, sì / Una donna lasciata sola, Signore, quella ragazza sola” (A Woman Left Lonely); “In questo mondo, se leggi i giornali, tesoro / Sai che tutti lottano contro tutti / Non hai nessuno su cui contare, caro / Nemmeno su tuo fratello / Quindi se qualcuno arriva / Ti darà dell’amore e dell’affetto / Direi prenditelo quando puoi, sì / Amore, prenditelo quando puoi / Prenditelo quando puoi / Non girare le spalle all’amore, no, no” (Get It While You Can)]. L’impossibilità di vivere pienamente la vita.

<<Questo album - che rende giustizia all’artista statunitense sotto molti aspetti - contiene una quantità davvero cospicua di incisioni eccezionali. La Joplin canta in modo così emotivo, disperato e passionale che non si può ascoltarla e rimanere indifferenti; anche perché la forza magnetica della sua voce è supportata da una band all’altezza, in grado di creare un sound “sporco, quel che serve, e non di più”. Come dimostra, solo per fare un esempio, Half Moon, un pezzo in cui domina il funk e dove a risplendere è la chitarra di Bobby Womack, autore del brano e artefice di uno dei tanti capolavori del disco>> (Carlo Giovannelli).

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