Massimo Pulini, nuova installazione a Pesaro

Cultura

Si intitola Intro l’installazione pittorica di Massimo Pulini che inaugura oggi alle 17.30 nello spazio Picca arte contemporanea di Pesaro (via Armando Diaz, 18). La mostra, a cura di Giuseppe Tomasello ed Elisa Di Domenicantonio, è composta dal montaggio di 25 opere recenti dipinte a olio e a smalto su lastre radiografiche. Una serie di volti dagli sguardi sfuggenti, ribassati e laterali, ma accomunati da intensi pensieri, formano una scacchiera di relazioni e caratteri.
«Ho voluto giocare con lo spazio a disposizione – racconta l’artista cesenate –, così ho allestito questa white box come una sorta di scacchiera di volti e di sguardi. L’installazione si presenta come uno schermo gigantesco in cui le opere sono una accanto all’altra su un’unica parete e superano il visitatore anche in altezza, quindi il carico emotivo è più forte e la pittura domina».
In che modo sono state realizzate le opere?
«Per questa esposizione ho recuperato una tecnica che avevo sperimentato negli anni Ottanta ma che sostanzialmente non ho mai abbandonato – continua Pulini –. Con il colore bianco sono andato ad agire sulle radiografie dando forma a volti che richiamano quelli del repertorio del Seicento, oggetto delle mie ricerche. Le figure non rappresentano però una copia del modello seicentesco, ma tengono conto della radiografia preesistente».
Che valore aggiunto dà questo tipo di supporto?
«Così come le radiografie permettono di guardare dentro di noi per verificare la salute del nostro corpo, allo stesso modo ci consentono un’introspezione (da qui il titolo Intro della mostra) nelle opere stesse. Nella storia dell’arte sono strumenti che aiutano a studiare le opere e a capire se in una versione precedente l’artista avesse optato, ad esempio, per un’altra postura del corpo ritratto. Un modo per entrare nel tempo e nella storia riavvolgendone il nastro».

Dal punto di vista tecnico che lavoro ha comportato?
«Verso la fine degli anni Ottanta avevo iniziato questo percorso recuperando gli scarti di un laboratorio ospedaliero, materiale che ora è più difficile da reperire perché tutto viene realizzato in digitale. Le radiografie sono veri e propri negativi e la loro consistenza satinata fa sì che la pittura possa aggrapparsi raggiungendo un ottimo risultato. Ogni opera è circondata con una cornice di velluto nero. La pittura, che si limita alla luce del colore bianco evocando una retro illuminazione, declina varianti di densità e sfocatura, attraverso una materia cromatica che dalla sua natura fluida è spinta verso i limiti della liquidità. Vengono esaltati così i gesti decisi ed essenziali di un pennello esperto e sensibile, che restituisce le espressioni individuali attraverso un occhio che perfora i corpi».
Nella composizione convergono inoltre tre ricerche differenti: affiorano infatti sopra ai volti, sparse nella scacchiera, alcune lettere di un alfabeto e dei trigrammi che rimandano agli elementi del cosmo. Dentro un’atmosfera rarefatta si articola dunque un codice cifrato che sembra legare le parti più profonde di un individuo alle leggi che governano il tutto.
L’installazione sarà aperta fino al 12 novembre. Ingresso libero.
Info: 339 7946453

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