La strage di Bologna raccontata ai piccoli con il libro illustrato dello Stato Sociale

Cultura

BOLOGNA
Lo Stato Sociale e l’illustratore forlivese Onofrio Catacchio insieme per raccontare il 2 agosto 1980 nel libro L’orologio che ha fermato il tempo, recentemente pubblicato da Minerva Edizioni.
Attraverso le illustrazioni per bambini, gli autori raccontano con semplicità ma grande rigore storico uno degli atti terroristici più gravi del secondo dopoguerra.
La band di creativi e performer bolognesi, salita alla ribalta popolare con il brano sanremese “Una vita in vacanza”, è al secondo romanzo dopo “Il movimento è fermo”, pubblicato con Rizzoli nel 2016, e conferma l’attenzione e il bisogno di manifestare un impegno civile e di denuncia che sul tema in oggetto fa seguito al brano “Linea 30”.
Alberto Guidetti, in arte Bebo, è uno dei fondatori dello Stato Sociale, e “Linea 30” è il racconto di quel giorno con protagonista suo padre, autista di autobus, di turno in quella mattina maledetta.
Bebo, nel 1980 non eravate ancora nati, ma in una delle vostre canzoni, “Linea 30”, avete raccontato quelle ore coincitate, «da quel momento in cui un tipo di corsa dice è scoppiata una bomba… 2, 4, 10, 75, 85 i morti definitivi, centinaia i feriti… La stazione non era più una stazione, era una cosa senza senso e forma».
«“Linea 30” è il racconto di quel giorno con protagonista mio papà, autista di autobus, habitué proprio della linea 30, di turno in quella mattina maledetta. Ma anche di un’ora legata a migliaia di ricordi, di testimonianze di tanti, come i nostri genitori, cosa facevano, come ricordano quell’evento. È divenuta proprietà del popolo, della gente comune. Il 2 agosto chiunque poteva essere vittima. Per noi era importante far ricordare le persone, come testimoni da interrogare, trattare una storia ancora viva e recente, insegnare anche ai nostri coetanei che l’ignorano che fu una strage post fascista con nomi e cognomi e anche qualche mandante…».
Quante è forte questa esigenza di attraversare le generazioni, e istituire un dialogo anche con il pubblico più giovane che parta dal ricordo della strage? Lo abbiamo chiesto a Lodo Guenzi.
«Abbiamo sentito chiaramente la responsabilità di tramandare una memoria dandole un senso, di raggiungere con le nostra parole quanti ignorano cosa è accaduto il 2 agosto, come se fosse essere complici far finta di ignorare che tanti nostri coetanei non sanno cosa accadde o l’hanno dimenticato».
Un segno che è rimasto per sempre nella storia della città: «Una bomba in stazione il 2 agosto chi l’avrebbe mai immaginato, chi l’avrebbe pensato… Chi è stato? Lo Stato sicuramente lo sa… In verità chiunque passa dalla stazione fa ancora quel percorso…».
«Non è stata una bomba piovuta dal cielo ma fatta esplodere con l'intento di colpire con una violenza efferata una città apportatrice di istanze rivoluzionarie di cui Bologna era il simbolo, e oggi siamo liberi di leggerne quali furono le ragioni storiche e politiche».
Al racconto dello Stato Sociale si uniscono le immagini descrittive del tremendo attentato delle tavole di Onofrio Catacchio.
Nato professionalmente come sceneggiatore e disegnatore sulle eleganti riviste degli anni Ottanta, a partire dalla leggendaria “Frigidaire”, Catacchio, che insegna Arte del fumetto all’Accademia di belle arti di Bologna, si è cimentato con il fumetto popolare, lavorando sul fantascientifico “Nathan Never” della Bonelli. Nel 2010 ha avviato una collaborazione con la Marvel Usa. Ha realizzato illustrazione di opere di narrativa e racconti di Lucarelli, Wu Ming 2, Marzaduri e altri autori.
Catacchio, lei ha definito questo sulla strage alla stazione «un ottimo lavoro per un libro necessario».
«“L’orologio che ha fermato il tempo” è un libro destinato ai giovani lettori, un racconto dell’evento terribile accaduto il 2 agosto del 1980; la frase “un ottimo lavoro per un libro necessario” è un commento dell’editor Tiziana Roversi che mi ha chiesto di realizzare le immagini per il volume e mi ha messo in contatto con Lo Stato Sociale. L’idea da cui sono partito è stata di mescolare alla rigorosa ricostruzione delle immagini l’interpretazione visiva più legata al mio ruolo di illustratore, cercando di realizzare disegni che rievocassero quelle degli anni Ottanta che fanno da sfondo alle parole».

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