La Rappresentante di Lista a Savignano per "We reading"
SAVIGNANO. È fra i progetti musicali più lanciati degli ultimi tempi, La Rappresentante di Lista, fondata nel 2011 da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina. Stasera alle 21 è protagonista di “We reading” nella chiesa del Suffragio di Savignano. Come ogni ospite, si esibirà in una lettura personale, in questo caso estratta dall’eclettico cileno-francese Alejandro Jodorowsky oggi novantenne (scrittore, fumettista, saggista, drammaturgo, cineasta di culto…). Non mancherà comunque un assaggio del repertorio musicale. Alle 23.30 si continua al bar Lo Sport con la musica live di Maru in collaborazione con Indie pride Bologna e Garten festival di Correggio.
Nata da un incontro teatrale fra la voce di Veronica da Viareggio e la chitarra del palermitano Dario, La Rappresentante di Lista nell’ultimo lustro è cresciuta tanto musicalmente nel panorama indie; prima l’esordio discografico con Lrdl nel 2014 (migliore voce indie gruppi emergenti al Mei), poi Bu bu sad fino al più recente Go go diva e la partecipazione al Concertone del Primo maggio scorso a Roma.
Veronica, fra le note distintive del vostro gruppo si nota un approccio più “teatrale” nel modo di porgervi e di scrivere pezzi; alle volte l’accostamento verbale porta a brevi racconti.
«Dario e io abbiamo una formazione di attori teatrali, cosa che ci permette di utilizzare a nostro piacimento questo mezzo. È come se emergesse naturalmente nel nostro modo di essere, come se avessimo imparato un’altra lingua che ci spinge a una scrittura più nostra, mutevole, dallo stile riconoscibile».
Come nascono i vostri mondi?
«Sia nei testi che nella scrittura strumentale-musicale, cerchiamo di creare ambienti sonori tali da accompagnare le parole scelte di quel pezzo, creando per ognuno piccoli universi. Facciamo attenzione ai personaggi e a dove si muovono, spesso anche le canzoni più gioiose risultano solenni, come se ogni parola avesse un peso preciso. Maledetta tenerezza ad esempio, cantata sulla piazza del 1° maggio, nonostante abbia una musica con un respiro gioioso, è tagliente».
L’immaginazione che si crea deriva dunque da contrasti verbali?
«La curiosità per le parole ci porta ad accostare termini che sembrano non funzionare, ma che invece insieme creano ciò di cui parlava Gianni Rodari nella Grammatica della fantasia, quando racconta del binomio fantastico per cui due parole distanti portano a scrivere un intero racconto. Questo tipo di ricerca è di grande stimolo».
Dalle parole scritte da voi a quelle di altri; perché scegliere di leggere Jodorowsky?
«Non è un caso; il suo libro Quando Teresa si arrabbiò con Dio è per me fantastico; amo anche i film di questo autore, sono appassionata del suo modo di scrivere onesto, fantasioso, visionario, alle volte senza limiti. Di Teresa mi interessa il fatto di ripensare alla propria famiglia e albero genealogico, trasformando coloro che rappresentano il vissuto come una vicenda eroica. È linfa vitale, anche per la nostra scrittura, la rappresentazione della realtà; le procura uno sguardo che va al di là, che permette di guardare più avanti, con più speranza nei confronti della vita. Leggiamo inoltre passi da La grammatica della fantasia di Gianni Rodari e da Storie di cronopios e di famas di Julio Cortázar».
La sua voce potente e particolare favorisce non poco la resa del vostro lavoro sul palco. Che rapporto ha con questo suo mezzo?
«La mia voce e io dobbiamo ancora conoscerci in profondità, mi sembra di essere all’alba di quanto potrei fare con lei. Sicuramente mi permette di ottenere risultati anche senza troppa fatica; ma non voglio accontentarmi, desidero anzi che sia strumento al servizio del mondo che stiamo creando, mai una voce padrona, ma capace di entrare in punta di piedi, di inserirsi con cura».
Ingresso libero