Il mito del cavallo alato che affascina gli artisti
RIMINI. La figura di Pègaso, il cavallo alato, compare in diversi miti dell’antica Grecia. Secondo alcune fonti nasce dal sangue che fluisce dal collo reciso di Medusa. Perseo, l’esecutore della decapitazione, gli sale in groppa e con esso vola in Etiopia a salvare la bellissima Andromeda, incatenata ad uno scoglio in attesa di essere divorata da un mostro marino. La scena è ampiamente rappresentata da pittori famosi, tra i quali: Peter Paul Rubens, Giambattista Tiepolo e Gustave Moreau. Altre tradizioni escludono Pègaso, poco propenso a farsi cavalcare, dall’avventura, tenendo conto che Perseo calza i sandali alati con i quali si può spostare con grande velocità. In tale veste lo raffigurano: Giorgio Vasari, Pietro di Cosimo, Paolo Veronese e tanti altri. Anche il mito di Bellerofonte coinvolge il selvaggio destriero volante domato grazie alle briglie d’oro donategli da Atena-Minerva. Con il suo aiuto riesce ad uccidere Chimera, il mostro con il corpo di caprone, la coda di serpente e la testa di leone che sputa fiamme. Purtroppo, dopo il successo in tante avventure, Bellerofonte si monta la testa e tenta di salire sull’Olimpo. Gli dei per punire la sua vanità mandano un tafano a pungere Pègaso, il quale disarciona il cavaliere facendolo ricadere sulla terra, poi vola altissimo in cielo per trasformarsi nella costellazione che prende il suo nome.
La mitologia medievale identifica Pègaso con la Vittoria in quanto anch’esso è alato e così lo si ritrova nelle simbologie eroiche dell’aeronautica militare italiana come nel mosaico di Angelo Canevari (Viterbo 1901 – 1955) sulle pareti del cortile “Italico” del Collegio Aeronautico di Forlì. Sempre legata al volo e alla velocità, la sua immagine compare sui francobolli di posta aerea ed espressa di diversi nazioni. Con questa vocazione “postale” lo rappresenta come portalettere nell’ex-libris per Willem Zimmerman del 1956, Bruno da Osimo, pseudonimo di Bruno Marsili (Osimo 1888-Ancona 1962), ottimo e prolifico xilografo, collaboratore di Francesco Nonni per la rivista “Xilografia”. Il suo maestro Adolfo De Carolis (Montefiore dell’Aso 1874 – Roma 1928) impiega l’effige di un selvaggio Pègaso sul cartiglio “Alata Propago Medusae” come finalino nella dannunziana “Francesca da Rimini” edita da Treves di Milano nel 1902, dedicata alla Duse. Di ispirazione classica il bassorilievo del cavallo alato disegnato nel 1957 dal poliedrico e fantasioso artista Luigi Varoli (Cotignola, 1889-1958), “Giusto fra le Nazioni” per l’azione umanitaria nei confronti degli ebrei perseguitati dai nazi-fascisti dopo l’armistizio del 1943. Anche la monetazione si avvale dell’immagine del cavallo alato come nelle 10 lire degli anni ’50 realizzate da Giuseppe Romagnoli (Bologna 1872-Roma 1966) direttore della Scuola di Medaglia dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato di Roma dal 1909 al 1954. Il raffinato Achille Calzi (Faenza 1873-1919) lo pone al centro di un vaso biansato poggiato sulla testa recisa di Medusa mentre il celebre scultore Ercole Drei (Faenza 1886 – Roma 1973) lo colloca a sostegno di un lucido calice. Anselmo Francesconi (Lugo di Romagna 1921 –Milano 2004) artista che si muove tra scultura e pittura a livello internazionale dopo gli studi compiuti a Ravenna, Bologna e Milano, ribalta completamente il mito, dipingendone la caduta nel 1994.