Gualtieri: «Predico, ma prima di tutto a me stessa: la parola è un dono»

L’associazione culturale Città di Ebla festeggia i vent’anni di attività con una serie di incursioni nelle frequentazioni praticate dal 2004. Gli eventi, ospitati all’Exatr vengono inaugurati stasera alle 21 dal rito sonoro Sermone al mio celeste pollaio, scritto e interpretato da Mariangela Gualtieri con la guida di Cesare Ronconi.

La poeta cesenate ha da poco pubblicato con Einaudi la sua nuova raccolta Ruvido umano.

Introduce la serata Eleonora Mazzoni: la performance rientra infatti nel cartellone del festival “Caterina Sforza di Forlì. L’anticonformista”.

Mariangela Gualtieri, lei ha scelto di titolare il monologo con un verso di Nino Pedretti.

«Ispirarsi in questo modo alle parole di un poeta è sempre una dichiarazione d’amore e un omaggio. L’idea del sermone si addiceva ai versi di questo rito sonoro, e soprattutto trovavo entusiasmante proprio l’immagine del celeste pollaio. È una sintesi tenerissima del mio mondo e forse del mondo di ognuno, il mondo che più ci sta a cuore, quello per cui a volte perdiamo il sonno e l’appetito: sempre molto piccolo, molto prossimo e molto caro».

Eppure, lei stessa definisce questi versi «predicatorii».

«Perché contengono un giudizio sul mondo. Sono esortativi, pieni di domande decisive: “Che cosa diremo a quelli che nascono ora? che scusa troviamo per questo disastro umano?”, o di esclamativi, esortazioni, riflessioni che hanno al centro la nostra specie. C’era una parola che premeva dentro di me per essere detta, una parola preoccupata, accorata, severa. Volevo dirla con la forza di certe prediche».

Ma aveva in mente un interlocutore preciso?

«In realtà ho pensato a tutta la comunità umana il cui narcisismo, in questi anni, ha subìto batoste molto serie. La nostra, per quanto la pensiamo grande, rispetto a tutti gli altri viventi è una piccola specie, da pochissimo comparsa sul pianeta: un “celeste pollaio”, insomma».

Questi versi, dice, li ha scritti anche per lei.

«Non sopporto l’immodestia, né i predicatori che per primi contravvengono alle proprie prescrizioni o regole. E poi per delicatezza: chi sono io per fare un rimprovero o indicare una via? Parlare a me stessa afferma implicitamente che sono come gli altri, per prima sono sbagliata io, o certe mie abitudini. Non sono meglio di coloro che critico. Allo stesso tempo, mi rivolgo a chi sa ascoltare queste parole. Certo non tutto il mondo. C’è un popolo di sensibili, di attenti, molto affamato di ciò che può diventare nutrimento psichico, spirituale, ben al di fuori dei culti o delle ideologie, un popolo non maggioritario ma molto sensibile, pronto a correre lì dove si distribuisce buon nutrimento».

Non semplice, trovare le parole per dirlo...

«La parola: il dono più pericoloso che riceverai, ha scritto qualcuno. Non scrivo neppure la lista della spesa a cuor leggero. Ma la parola poetica è un dono, e i doni portano anche tanta leggerezza, tanta festa».

Il suo monologo viene proposto nel cartellone del “Festival di Caterina”.

«Caterina Sforza è stata una donna del Rinascimento che ha potuto esprimere se stessa, e lo ha fatto con grande forza e splendore. Il festival celebra questa rarità e inevitabilmente mi fa pensare a tutte le donne dotate come lei, che invece sono state sacrificate, zittite, impedite nell’espressione. A loro dedicherò alcuni versi. C’è poi il mio desiderio di festeggiare l’importante anniversario dei vent’anni di Città di Ebla. So per esperienza quanto sia stato difficile tenersi vivi in questi anni avendo fatto io stessa un cammino simile col Teatro Valdoca. Se guardo indietro mi pare che siamo eroici, se mi passa il termine: abbiamo vissuto con passione, con fedeltà alle nostre idee e ai nostri indiscutibili ordini interiori, senza piegarci a interessi piccoli, senza indietreggiare. Noi ci occupiamo di teatro, un’arte arcaica in un mondo sempre più tecnologico. Ma che grande privilegio è stato fare tanta fatica in un ambito così ricco e profondamente connesso all’umano nella sua nudità, nella sua radicalità. E credo anche che gli amici di Città di Ebla sottoscriverebbero la mia affermazione».

Libero.

Info: www.cittadiebla.com

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