Giovane disegnatore riminese alla corte di JK Rowling

Cultura

Il 10 novembre uscirà in contemporanea mondiale L’Ickabog, il nuovo libro di J.K. Rowling, l’autrice della saga record di Harry Potter che vanta 500 milioni di copie vendute e traduzioni in 80 lingue. La sua ultima fatica parla dunque di uno spietato mostro che infesta le paludi del regno di Cornucopia. Tema quanto mai attuale, considerato che ha visto la luce durante la pandemia, sviluppando una favola della buonanotte rimasta a lungo incompiuta. Ma il vero colpo di scena è che a illustrare le varie edizioni in tutto il mondo, per volontà della scrittrice, sono stati impegnati solo bambini dai 7 ai 12 anni, selezionati dopo un concorso promosso in pieno lockdown. E tra questi artisti in erba, per la versione italiana edita da Salani, ci sarà anche Simone Balducci, dodicenne riminese, cresciuto a Hogwarts e carbonara (piatto che sa anche cucinare, come precisa subito con orgoglio). Il suo disegno ancora top secret ha convinto la giuria presieduta dal critico d’arte Claudio Strinati e formata tra l’altro da scrittori, traduttori e illustratori di chiara fama. Ma chi è questo talento? Simone, ciuffo alla moda e occhi vivaci, frequenta la 2 G dell’Istituto comprensivo Marvelli di Rimini. E anche se dice di non possedere la GiraTempo di Hermione Granger, decisamente sa far fruttare ogni momento. Ha imparato basso e chitarra da autodidatta, studia la tromba e da due anni fa parte della banda giovanile della Città di Rimini, nonché della Gaiobanda. Casomai non bastasse è anche un fervido apprendista lettore (ultimamente conquistato da “Hunger Games”) che adora viaggiare e collezionare Lego (da quando era “piccolo”, come tiene a puntualizzare). Insomma viene da dubitare che sia un babbano. Ma della bacchetta magica dice di far volentieri a meno, perché rischierebbe solo «di impigrirsi». Del concorso ha saputo per merito del lockdown. «Un’amica di famiglia ci ha illustrato il regolamento – ricorda – ed eccomi qua». C’è da dire che Rowling all’inizio ha diffuso L’Ickabog solo online e rigorosamente a puntate, proprio dal 3 giugno in poi, con l’intento di far compagnia ai bimbi durante la quarantena. «E il 24 luglio era l’ultimo giorno utile per leggere tutto e partecipare alla gara». Ma quando è nata la passione per questa scrittrice? «La prima volta che sono entrato in contatto con lei – racconta Simone – ero nella pancia della mamma, che ha finito la saga proprio quando era incinta di 4 mesi. Di certo non si sarebbe mai sognata la mia vittoria e tutto il resto, mentre leggeva in lacrime le ultime pagine». Una volta venuto al mondo «con calma, ho letto tutto anch’io, incitato da lei che possiede i romanzi nella prima edizione». Com’è comprensibile «ne è parecchio gelosa, tant’è che non li presta a nessuno». E a dirla tutta «ora anch’io custodisco i miei in un armadio lontano dalle grinfie del fratellino». Ma chi la dura la vince e ora arriveranno tanti premi. «Sono felicissimo e euforico – commenta – perché riceverò a casa una copia de L’Ickabog autografata dalla Rowling. È un genio e io l’adoro – conclude con un sorriso contagioso – anche se di Piton mi sarebbe piaciuto vedere un approfondimento». E forse il disegno era nel suo Dna, visto che la mamma ha studiato e insegna Grafica pubblicitaria. «Ho iniziato in quarta elementare, perché mia zia Dina mi ha regalato un corso di pittura a olio. Poi il divertimento si è evoluto in un interesse che spero sfoci un giorno nel mio lavoro. Chi devo ringraziare? La maestra Maria Rosaria Palma che mi ha insegnato Arte – spiega –, in cambio però io le ho trasmesso l’amore per la casa di Grifondoro, verso cui era scettica. Ecco perché il mio secondo premio sarà diviso tra la mia vecchia scuola e quella attuale». La casa editrice Salani donerà infatti 500 euro in libri a istituti o biblioteche individuati dai vincitori. Tanti nel frattempo i progetti per questo vulcanico bimbo, come «un corso di fumetto da seguire alla biblioteca comunale di Riccione» e le lezioni da frequentare al Liceo musicale. «In futuro vorrei iscrivermi all’Artistico Fellini – conferma – senza tuttavia trascurare il resto. Perché ho vinto? Forse perché ho lavorato al progetto una settimana intera, ricominciando da capo tre volte. Le prime versioni erano ad acrilico, ma alla fine ho scelto le matite colorate. Ora sono soddisfatto – conclude sorridendo – soprattutto perché se i bambini vinceranno la noia e le paure che si moltiplicano sarà solo grazie alla magia della creatività».

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