Giangiacomo Spadari e i sette peccati capitali

Cultura

SAN MARINO. Giangiacomo Spadari (Repubblica di San Marino 1938 – Milano 1997), dopo il Liceo Artistico a Roma, nel 1961 si trasferisce a Milano. Qui inizia il suo percorso artistico all’interno del realismo esistenziale incentrato sul tema della condizione umana nella sua quotidianità oppressa dal potere politico, dalle mode, dalla pubblicità e dal populismo opportunista. Dal 1964 Spadari sviluppa uno stile molto personale che utilizza immagini fotografiche solarizzate di eventi, personaggi della cronaca, della storia, della politica o del cinema sulle quali applica colori vividi e brillanti realizzando narrazioni di grande efficacia comunicativa. Come avviene per tutti gli artisti di rango la sua pittura procede per cicli tematici. Francesca Pansa curatrice della mostra “Giangiacomo Spadari” nell’Ex Convento di Santa Chiara della Repubblica di San Marino nel 1998, nel suo approfondito saggio “Uno sguardo critico: storia e passioni nel racconto pittorico di Giangiacomo Spadari” pubblicato sul catalogo delle Edizioni del Titano, ne traccia la cronologia dettagliata. A Milano, nel 1966 presenta “La contestazione autorizzata” alla Libreria Einaudi, nel 1970 “Due o tre cose che so di politica” alla Galleria Schwarz, nel 1972 “La Rosa e il Leone” alla Galleria Schwarz dove illustra le vicende politiche e le morti tragiche di Rosa Luxemburg e Leone Trotsky e nel 1975 “Garibaldi e il compromesso storico” alla Galleria Borgogna. Dal 1976 cominciano le opere ispirate a pellicole cinematografiche famose. Ritorna ai suoi temi preferiti nel 1979 con “Il 1968: tra cronaca e storia” al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. All’inizio degli anni ’80 cambia completamente i soggetti dedicandosi ai paesaggi che presenta alla Galleria Bergamini di Milano nel 1982. “La pitié de l’amour” che espone nel 1988 alla Galleria Bergovy-Fugier di Parigi è un ritorno alla cronaca , «Un tentativo… di rileggere attraverso episodi di terrorismo, i terribili anni Settanta», scrive l’artista. Una serie di quadri di grande partecipazione e profonda amarezza, nei quali alle immagine di stragi come quelle di Brescia 28 maggio 1974, Roma 16 marzo 1978, Milano 28 maggio 1980, vengono contrapposte scene di amore e di affetto. Nel 1991 affronta il ciclo “I sette peccati capitali” che presenta alla Galleria l’Eroica di Milano. «Il tema appare a prima vista lontano dalla poetica dell’artista», scrive Francesca Pansa, ma lui stesso sul catalogo della mostra racconta come ha potuto affrontarlo: «Ci ho riflettuto sopra perché questi temi sono legati… alle nozioni del catechismo cattolico… il mio essere laico e agnostico in fatto di religione potesse non coincidere con quelli che erano i presupposti principi religiosi del tema. Poi…mi resi conto che potevo trattare questo tema…come avevo fatto nei miei lavori precedenti. Quindi non mi sono lasciato spaventare dalla accezione religiosa della problematica, anzi questa mi dava stimolo per affrontarla». Nelle sette tele Spadari fa suoi i vizi mantenendo la propria integrità ideologica e stilistica, trasformandoli in delitti comunitari, di profondo e crudele impatto sociale. Così l’ira, quella di Spadari, diventa violenza e rabbia contro l’ingiustizia, l’avarizia lotta di classe fra borghesia e proletariato e così via. I cicli continuano con i personaggi famosi di “Amarcord” nel 1993 alla Galleria du Centre di Parigi e “Autobiografia” allo Studio Spaggiari di Milano nel 1996

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