Cesenatico, “non ci fanno più pescare il pesce azzurro: il maggior prelievo di alici e sarde possono farlo solo i tonni”

La pesca del pesce azzurro in Adriatico potrebbe essere vicina alla scomparsa. Ormai è ridotto al lumicino il numero di barche autorizzate a questo tipo di attività lungo la sponda occidentale del mare. Il Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il 3 luglio, ha comunicato l’elenco delle unità di pesca autorizzate alla cattura bersaglio dei piccoli pelagici (alici e sardine), con impiego delle reti da traino pelagico a coppia (meglio nota come “volante”) e riti a circuizione a chiusura meccanica (“lampara”) nell’ambito dell’intero mare Adriatico Gsa 17 e Gsa 18.

Il grido d’allarme parte da Cesenatico, dove si presagisce che a breve quel genere di pesca, già in declino da tempo, potrebbe definitivamente sparire.

Poche barche autorizzate

Dal decreto direttoriale del Ministero, a firma di Francesco Saverio Abete, emerge che nel tratto di mare da Trieste a Brindisi sono autorizzate per la pesca dei piccoli pelagici, in pratica prevalentemente alici, sarde e papaline, 37 coppie di pescherecci (74 imbarcazioni), più una imbarcazione per la volante singola, alle quali se ne aggiungono 20 che praticano la pesca dei piccoli pelagici col sistema della lampara.

A Cesenatico sono rimaste appena due coppie di “volanti”: una formata dal “Giomada” e il “Nonno Lughero”, di base entrambe a Cesenatico; la seconda di cui fanno parte il “Nuovo Madonna” di Cesenatico e il “Vittoria Maris” di Rimini

Le coppie di volante di stanza lungo la costa tra le marinerie di Cesenatico e Porto Garibaldi si contano sulle dita di una sola mano.

Pescatori increduli

Riferisce il direttore della cooperativa “Casa del pescatore” di Cesenatico, Mario Drudi: «La prima cosa che salta agli occhi è che in un areale di pesca tanto esteso, da Trieste a Brindisi, operi un così esiguo numero di imbarcazioni dedito alla pesca dei piccoli pelagici, essenzialmente del pesce azzurro col sistema della volante. Basti pensare che in un recente passato nei soli porti di Cesenatico e Porto Garibaldi erano presenti 30 coppie di volanti, per un totale di 60 imbarcazioni».

Il futuro è ancora più fosco. «Lascia ulteriormente perplessi il fatto che ancor oggi a livello comunitario, e di conseguenza anche nazionale, si parli di supersfruttamento degli stock ittici. E non si escludono ulteriori decisioni di ridimensionamento della pesca. Considerata l’imminente emanazione dell’atteso bando delle demolizioni, a cui potranno partecipare anche le volanti e le lampare, con un’inevitabile riduzione del numero degli attori di questi mestieri, non si comprende davvero la ratio delle politiche attuate. Non si possono neppure spiegare con il furore ambientalista, perché siamo ormai prossimi alla scomparsa di questo tipo di pesca».

Quali potrebbero essere le conseguenze?

«Nasce il sospetto che si vogliono favorire altri areali di pesca mediterranei, non soggetti alle regole comunitarie - ipotizza Drudi - dove operano e prosperano flotte di tutto rispetto: sarebbe interessante capire e sapere la proprietà delle imbarcazioni tenute da pescatori locali oppure da grandi gruppi del commercio e della distribuzione ittica».

La beffa del tonno rosso

Con un pizzico di sarcasmo, il direttore della “Casa del pescatore” fa poi notare che lungo il versante italiano dell’Adriatico non c’è più una barca autorizzata alla pesca del tonno rosso. «Alla luce di questo numero così esiguo di imbarcazione autorizzate, viene da dire che il maggior prelievo di alici e sarde in Adriatico lo stanno facendo i branchi di tonno rosso, che pascolano qui indisturbati e che i pescatori non possono catturare non essendo in possesso di quote pesca».

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