Cesenatico, le storiche vele al terzo candidate ufficialmente a Parigi per diventare patrimonio dell’Unesco

Evento epocale, da Cesenatico a Parigi, con la candidatura ufficiale delle vele “al terzo” per farle riconoscere dall’Unesco come tesoro da valorizzare. Sono quelle un tempo in uso lungo rive e tra le marinerie dell’Adriatico settentrionale. Il passo è stato tutt’altro che breve, per fare il salto dalla candidatura multinazionale alla domanda nella capitale francese di iscrivere “l’arte della navigazione con vela latina e vela al terzo” nella Lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. L’annuncio è stato dato dal sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi: «È il risultato di un importante lavoro di coordinamento, a livello nazionale e internazionale, che riconosce un’eredità viva nella pratica marittima tradizionale tramandata per quasi due millenni. Riafferma i legami dell’Italia e delle nostre numerose comunità costiere col bacino del Mediterraneo».
La candidatura sulla quale si è lavorato è stata promossa insieme a Croazia, Grecia, Francia, Spagna e Svizzera. Ha visto operare esperti, istituzioni e numerose associazioni per salvaguardare una tradizione preziosa legata al mare, agli usi e saperi della navigazione, alla manutenzione delle barche, alla carpenteria navale in legno e alla realizzazione delle vele.
Il ruolo di Cesenatico
La progenitura è di Cesenatico sotto più punti di vista. Almeno fin da quando nell’ottobre del 1977 si ebbe l’idea di organizzare il convegno dal titolo “La marineria romagnola, l’uomo, l’ambiente”, che richiamò a Cesenatico i maggiori studiosi della materia. Subito dopo si capì l’importanza di tener vivo questo aspetto particolare della tradizione, Bruno Ballerin e pochi altri si precipitarono lungo la costa, i porti, le darsene, i vecchi squeri, gli scali-rimmesse, in cerca delle ultime barche da pesca, da trasporto e da viaggio in legno dalla caratteristica propulsione con le vele al terzo colorate d’ocra, non ancora distrutte. Pochi anni ancora e tutto sarebbe andato irrimediabilmente perduto.
Invece, grazie a quella caparbietà, nel 1983 Cesenatico ebbe il suo Museo della marineria, quasi unico per tipologia e dimensioni, pensato per mantenere “in vita” trabaccoli, bragozzi, lance, lancioni, topi, battane, burchi, paranze, dalle caratteristiche “vela la terzo”.
Le vele
In tempi più recenti, nel maggio 2023, si tagliò il primo traguardo per le “vele al terzo” quale pratica della navigazione tradizionale delle genti dell’Adriatico settentrionale: entrarono a far parte di diritto dei beni immateriali riconosciuti e tutelati dal Ministero della Cultura. Trovò così prima applicazione l’articolo 7 bis del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio, in attesa del riconoscimento dell’Unesco.
La proposta di iscrizione nella lista Unesco è nata alcuni anni fa all’interno dell’Associazione dei Musei Marittimi del Mediterraneo, con un ruolo propulsivo dato dal Museo della Marineria di Cesenatico. La campagna ha coinvolto associazioni, che praticano la navigazione con vela latina e vela al terzo (quali appunto la Mariegola delle Romagna), in tutte le coste della penisola e delle isole, organizzando raduni e regate con barche tradizionali.
La vela latina è il tipo di vela triangolare che dalla tarda antichità (dopo la vela quadra di fenici, greci, romani, vichinghi) ha equipaggiato sia le grandi galee medievali che le barche da pesca e da trasporto del Mediterraneo, prima e dopo all’avvento del motore. La vela “al terzo” è stata invece una sua variante, sviluppata in secoli più recenti solo nell’alto Adriatico, caratterizzata dalla forma a trapezio, posizione sull’albero e vivaci colori e contrassegnata dai simboli delle famiglie dei pescatori.