Cesenatico, l’addio alla maglia rossa del Salvataggio di Zavalloni: “Quasi 50 anni sempre tra la gente”

Cesenatico

Una vita da salvataggio, con tanti aneddoti in serbo e con storie da raccontare sul turismo balneare. A partire seconda meta del 1976 quando per la prima volta a 19 anni indossò classica maglia rossa, ancora fino a domenica 15 settembre, quando se l’è tolta per dirgli addio, all’età 67, raggiunto il limite per la pensione. Alla soglia oramai dei 50 anni di mestiere, diviso tra il servizio lungo la battigia e sul moscone in mare, Giovani Zavalloni è il decano dei marinai di salvataggio di Cesenatico.

In tutti questi anni d’estate in riva al mare a Ponente, ma soprattutto a Zadina, era un po’ come un’istituzione: un elemento immancabile del paesaggio marino e della vacanza in spiaggia. Questo per più generazioni: anziani e persone diventate come lui nonni, villeggianti e bambini di tutte le età, visti diventare adulti e formarsi una famiglia. D’altronde Giovanni è prototipo dell’uomo, prima ancora che salvataggio, oramai sempre più difficile da incontrasi: quello gioviale che fa amicizia con tutti. Sempre particolarmente loquace e incline per carattere alla conversazione, far conoscenza e stringere amicizia con lui è davvero facile. A Zadina, al Bagno Ponente Giovanni Zavalloni trovò anche l’amore, Adele, la figlia del titolare, Giuseppe Zoffoli da tutti conosciuto come “Finaia” che negli anni ‘60 era stato a sua volta salvataggio e anche maestro di nuoto.

Giovanni cosa farà adesso e poi la prossima estate?

Adesso continuerò a fare il nonno a tempo pieno dei miei quattro nipotini figli di mia figlia Elisa. D’estate, da ex guarderò i miei amici e colleghi dalla spiaggia e troverò certamente il tempo per andare trovare amici e turisti, che sono tanti, con quali in questi anni ho tenuto i contatti a Ponente come a Zadina. Molti di loro li ho visti crescere e diventare adulti fin da quando erano bambini in vacanza al mare coi nonni.

Dalla seconda metà degli anni ‘70 al nuovo secolo, ad oggi, come ha visto cambiare la spiaggia e il turismo balneare?

Davvero tanto. All’inizio e per il successivi quindici, venti anni ancora i titolari dello stabilimento stavano con noi salvataggi sotto lo stesso ombrellone in riva al mare: noi a controllare il bagnanti in acqua, loro a noleggiare i pedalò e chiacchierare coi clienti, oggi negli stabilimenti si fa anche ristorazione e bagnini sono sempre più presi in questa occupazione e lungo la battigia non si vedono più. Poi noi salvataggi, finito il servizio in mare prendiamo posto sulla torretta di avvistamento e, giocoforza i contatti con i bagnanti si sono rarefatti rispetto una volta, così anche la confidenza e il dialogo. Ricordo come allora, senza previsione meteo tramite social, fosse un rito mattutino chiedere al salvataggio per informarsi sulle condizioni del tempo e del mare, se i bambini potevano fare il bagno. Io comunque sono rimasto un salvataggio un poco alla vecchia maniera e oltre alla torretta trovavo la maniera di stare a contatto con la gente a controllare il mare dalla battigia.

Quali altri cambiamenti nei bagnanti?

Quando iniziai si poteva parlare davvero di villeggiatura, durava anche 2-3 mesi d’estate. Adesso si è ristretta a 10-15 giorni. Fino agli ani Ottanta c’era molto gente che non sapeva ancora nuotare, adesso non è più così. Anche nei paesi si sono fatte le piscine e si fanno corsi di nuoto. Trovo i genitori di oggi molto più responsabili e attenti ai bambini. Li seguono da vicino molto più di un tempo, forse anche perché le famiglie non sono così numerose e, la mentalità è pure cambiata. In spiaggia si perdono meno bambini.

Cosa le rimane di questo lavoro?

La consapevolezza di averlo fatto con correttezza, onestà ed educazione tanto nei confronti della Cooperativa bagnini che mi assumeva quanto nei confronti della clientela dei bagni al mare.

Lei in questi anni è stato autore di tanti interventi di salvataggio, ma anche protagonista di servizi giornalistici e di una spettacolare controfigura in un film.

Sì, ricordo un titolo di un giornale che mi accostò a un cowboy da rodeo per aver fermato in mare un catamarano che aveva “disarcionato” il suo equipaggio, mentre nel 1984 feci da controfigura, in una scena pericolosa, a Paolo Villaggio che rotolava in mare appeso a una corda nel film Rimini Rimini. A marzo in Rai e poi ancora a giugno sono stato ospite della trasmissione “Italia sì” in collegamento da Cesenatico per parlare del nostro lavoro. Con me c’era il collega Giammarco Lugaresi, raccontavamo anche del passaggio di testimone tra un giovane salvataggio e un anziano in procinto di lasciare il servizio. E ora dopo un’estate trascorsa con Nicolò, un bravo e giovane collega di 19 anni, è arrivato per davvero il tempo di passare, non solo simbolicamente, il testimone.

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