Cesenatico, bussola e campana recuperate dal peschereccio distrutto contro gli scogli

«Grazie a tutti per il grande sostegno e la vicinanza ricevuta». Col cuore ancora a bordo della sua barca ridotta a brandelli, e mostrando la campana e la bussola che ha recuperato, lo dice un più che commosso Andrea Tosi, lo sfortunato comandante del “Calimero Sampa”, peschereccio lungo 20 metri e di 42 tonnellate di stazza, ridotto a un rottame e portato ora lungo la banchina, nel punto in cui era solito attraccare. Colpa di naufragio contro le scogliere soffolte a Ponente del porto di Cesenatico, dove era diretto con un carico di pesce prima dell’alba di martedì 28 gennaio. A giorni il relitto farà l’ultimo suo ultimo viaggio in una discarica autorizzata, per essere smaltito da rifiuto.

«Avrei fatto qualunque cosa per riavere la bussola e la campana e rimarranno sempre con me - dice con voce sommessa il comandante 67enne, che dopo questa disavventura non prenderà più la via del mare per andare a pesca - Lunedì 7 febbraio l’equipaggio del motopontone “Ferdinando” mi ha ripescato e consegnato questi strumenti, puliti e lucidati. Mi ha fatto un grande dono».

Si è intanto concluso il recupero dell’ammasso informe di assi, legno e ferri contorti, senza che dai suoi quattro serbatoi sia uscito una goccia di carburante sversato in mare.

Tosi non finisce mai di ringraziare chi lo ha aiutato. «La marineria di Cesenatico - racconta - l’ho sentita stringersi intorno a me. Mi ha dato forza, coraggio, solidarietà. Diverse persone si sono rese subito disponibili con personale e mezzi per aiutarmi a recuperare la barca, dopo avere posizionato i delimitatori e le panne assorbenti attorno allo scafo affondato sugli scogli e spezzato. Così ha fatto il “Levante”, il peschereccio di Marino Marangoni, il battello venuto in appoggio, di Simone Torresi. Fin dalla prima ora la cooperativa “Casa del pescatore” mi è stata vicina, come è abituata a fare con i pescatori. Con l’autorità marittima, Capitaneria di porto di Rimini e Circomare Cesenatico e l’amministrazione comunale mi hanno affiancato, approvando le soluzioni proposte, nel disbrigo dell’attività burocratica necessaria e nelle autorizzazioni»». Poi c’è la gratitudine verso «quanti hanno preso parte alla raccolta fondi per aiutarlo a togliere dal fondo del mare il relitto. A conti fatti, l’operazione, una volta conclusa, verrà a costare tra 50mila e 60mila euro, contabilizzando le spese del motopontone di 52 metri, dei subacquei professionisti, dell’impresa specializzata in recuperi marittimi e interventi ambientali, nel costo di delimitatori e panne assorbenti stesi in mare, per finire con lo smaltimento del relitto in discarica autorizzato come rifiuto speciale. Ai primi febbraio è stato aperto un conto corrente presso “Riviera Banca” e in parallelo anche un crowdfunding per permettere di potere dare una mano. Iniziative che hanno finora premesso di raccogliere 19mila euro. «Vorrei dire grazie a ognuna di queste persone, a cui sarò grato per sempre - afferma Tosi - Lo farò quando tutto questo sarà finito. Un relitto del genere, così vicino alla costa, andava al più presto recuperato, per evitare di trasformarlo in un problema per l’ambiente. Nella comprensione generale ce l’abbiano fatta, nel più breve tempo, senza lasciare nulla in acqua».

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