Cesenatico: 5 anni per risolvere i contenzioni sulle piattaforme

Ci vorranno 3-5 anni per vedere definite e concluse le tante vertenze pregresse Imu sulle piattaforme metanifere in mare. Almeno quelle in corso di giudizio sulla base dei ricorsi presentati da Eni e appellati ai diversi gradi.

Hanno in sé valori milionari per Cesenatico e riguardano le piattaforme situate entro le prime sei miglia dalla costa, per le quali è calcolato un gettito totale di 20 milioni di euro dal 2013 al 2019.

A luglio si annuncia una nuova udienza in Commissione tributaria provinciale, per una richiesta di 11 milioni di euro. Altri gradi di giudizio, per altre annualità Imu pregresse, giacciono in corso definizione ed esame in Cassazione e in Commissione tributaria regionale. Si tratta di altri contenziosi per 7,1 milioni.

Nel frattempo, però, l’Imu da piattaforma è stata sostituita, avvicendata (dal 2020) dall’ ImPi, l’Imposta immobiliare sulle piattaforme marine, che risulta anche esigua come gettito rispetto alla vecchia Imu.

Si tratta di una nuova imposta, che riscuote lo Stato, che per i Comuni rivieraschi come Cesenatico funge da “esattore”. Comuni che restano in attesa dei trasferimenti in termini di tempi e della liquidazione della quota.

Intanto il pensiero in tema energetico corre oggi anche ai progetti delle pale eoliche in Adriatico, per produrre energia green e rinnovabile. Quello presentato a Ravenna lo scorso autunno ad esempio passa anche lungo la costa dal mare antistante Cervia e Cesenatico.

L’idea è impiantare 75 turbine eoliche, alle quale si aggiungerebbe un campo fotovoltaico galleggiante montato sulle piattaforme dismesse, ma anche elettrolizzatori per produrre idrogeno (progetto Agens).

Tutto sarà realizzato a oltre 20 miglia in mare, lontano dalla costa, perciò non rientreranno in una eventuale applicazione d’imposta a favore degli enti locali.

Dall’ImPi, già riscossa dallo Stato, Cesenatico dovrebbe ricevere 450mila euro per ogni annualità. Va ricordato come in passato il Comune abbia incassato 3,8 milioni, senza che la multinazionale di bandiera avanzasse ricorso. Mentre adesso sono tre le partite aperte e in contenzioso per le Imu pregresse.

La più recente quella in esame in Commissione tributaria provinciale (di primo grado), per riscuotere da Eni spa 11 milioni di euro, riguarda gli anni d’imposta dal 2016 al 2019. Prima ancora che fosse sostituita da ImPI, imposta governativa con il decreto numero 124. È calcolata nella misura dell’aliquota del 10,6 per mille: di cui il 7,6 rimane nelle casse dello Stato ed il 3 per mille è trasferita ai Comuni.

Approdato all’ultimo grado di giudizio della Cassazione c’è poi il ricorso proposto da Eni per i 3,8 milioni di euro riferiti all’Imu 2015. Somma che il comune di Cesenatico ha già ricevuto, ma che mantiene immobilizzata in cassa senza poterla spenderle. Rimane, infine da decidere un altro esito, quello di 3,3 milioni di euro, riferito all’anno di imposta 2014, il cui contenzioso è in secondo grado di giudizio, presso la Commissione tributaria regionale.

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