Verghereto, salvò un soldato ferito: 80 anni dopo una cerimonia per dire no alle guerre

Sono passati 80 anni da quel 15 luglio del 1944, quando l’aereo della Raf, un bombardiere sudafricano Baltimore, venne abbattuto dai tedeschi per schiantarsi a terra a 1,5 miglia a sud est di Verghereto, in località Semita a poca distanza da una fattoria. Solo uno dei tre membri dell’equipaggio sopravvisse e tra i primi a prestargli soccorso c’era anche l’allora 18enne Lino Gorini. Domenica pomeriggio c’era anche lui a Semita dove si è tenuta una piccola cerimonia commemorativa, per ricordare quell’episodio, quella vita salvata e per ribadire che gli orrori della guerra non devono mai più ripetersi.

La cerimonia si è svolta all’albero dove Gorini trovò il soldato Richard Harris gravemente ferito ma ancora vivo. Poco dopo le 22 di quella notte l’areo con cui stavano facendo una ricognizione armata era stato colpito, probabilmente al vano bombe, ed esplose. Harris in una memoria scritta, raccontò di essersi svegliato mentre cadeva: «Inizialmente non mi resi conto di cosa fosse accaduto, quindi cercai di riprendere conoscenza e tirai il cavo di apertura del paracadute. Devo essere svenuto. La cosa che mi ricordo è che mi trovai appeso ad un albero un po’ lontano dal suolo. Mi sono liberato dall’imbracatura e mi sono calato a terra».

È qui che lo trovarono alcuni residenti della zona, tra cui Gorini, che erano stati coinvolti nelle ricerche dai soldati tedeschi. Nella sua testimonianza rilasciata qualche giorno dopo Gorini raccontò che seguirono le urla e dei primi soccorsi. Il soldato ferito trovò un primo riparo nella loro abitazione, lo fasciarono come poterono e il giorno dopo venne preso in custodia dai tedeschi e trasferito prima a Verghereto, poi all’ospedale di Forlì. Di qui sarebbe poi stato trasferito in Germania dove rimase prigioniero fino alla liberazione. Gorini e suoi familiari si occuparono invece di seppellire i cadaveri dei suoi compagni morti, le cui salme sarebbero state trasferite al cimitero di guerra di Arezzo solo qualche anno dopo.

Fu il figlio di Richard Harris, Brian, a far riemergere la storia una decina di anni fa. Decise di mettersi sulle tracce di questo episodio del passato di cui il padre, morto quando aveva una cinquantina di anni, non aveva mai parlato volentieri addolorato dalla morte dei compagni. Fu grazie all’aiuto di Pietro Bravaccini, Debora Nuti e Alessandro De Varti, con cui è ancora in contatto, che scoprì dell’esistenza di Gorini, e quando riuscirono ad incontrarsi Gorini lo portò all’albero dove si era incastrato il paracadute del padre. Oggi lì vicino, a ricordare quanto successo, i soldati morti e chi sopravvisse, c’è anche una targa commemorativa arrivata qualche anno dopo quell’incontro.

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