“Se tagliamo la vegetazione tra Sarsina e Mercato, Cesena finisce sott’acqua in un attimo”: l’analisi del geologo a Palazzo Dolcini
Una serata tra scienza, storia ed educazione civica quella che, martedì, ha coinvolto e incuriosito i cittadini di Mercato Saraceno. Un’iniziativa organizzata dal Comune a Palazzo Dolcini con un intento divulgativo e formativo dal titolo “Frane, fossi e fiumi con il clima che cambia”. Un excursus interdisciplinare a cura del presidente dell’ordine dei geologi dell’Emilia-Romagna Paride Antolini e del climatologo di Arpae Gabriele Antolini che ha permesso al pubblico di inquadrare cause, effetti e “rimedi” delle violente alluvioni che hanno colpito la Romagna.
La storia
Il presidente dell’Ordine dei geologi regionale Paride Antolini ha chiarito subito come “la Romagna sia un territorio vulnerabile”. Partito «dal 1850 quando il Savio, nella limitrofa località di Cella, aveva un corso molto ampio», Antolini ha compiuto un viaggio storico passando «dal 1954 in cui era largo e libero da alberi» fino ai giorni nostri dove «ha conosciuto un restringimento dell’alveo per la presenza di vegetazione ai lati e una ‘aggressione edilizia’ inevitabile». Analizzando le epoche, secondo Antolini, «si possono comprendere i motivi che hanno portato all’assetto attuale». Dalla ricerca si evince «l’interazione tra fenomeni estremi e conformazione del territorio».
Ruolo collina e montagna
L’incontro di Mercato Saraceno è stato l’occasione per spiegare che «collina e montagna sono i territori in cui si devono attuare gli interventi principali sul fiume per preservare la pianura». «In queste zone - ha sottolineato - dobbiamo rallentare la fiumana, non soffermarci sulla pulizia del fiume. Se iniziassimo a tagliare e asportare tutta la vegetazione presente lungo il Savio tra Sarsina e Mercato allagheremmo Cesena in un attimo. Qui occorre frenare il flusso dell’acqua per rallentare la piena a valle».
Importanza agricoltori
Un importante contributo alla conservazione del territorio potrebbe fornirlo l’agricoltura. Ha sostenuto Antolini: «Un agricoltore per produrre ha necessità di una certa capacità, ha bisogno di appezzamenti estesi, possibilmente senza fossi. Se incentivato e messo nelle condizioni di poter avere tutto questo può rivelarsi un importante alleato nella cura del territorio. Per stimolarli serve che l’Unione Europea ragioni su forme di finanziamento – ha suggerito – che garantiscano loro la giusta compensazione. Così l’agricoltura può divenire presidio del territorio». I contadini dovrebbero regimare le acque e manutenere alberature e siepi lungo i fossi per trattenere il terreno a seconda delle caratteristiche dell’area in cui si trovano. «Questo a discapito – ha sottolineato Antolini – della singola produzione per ettaro». «Siamo ancora lontani, ma potrebbe rivelarsi essenziale come insegna la storia» ha terminato.