Da Nuvoleto al mondo:
tre attivisti in partenza

Ha spiazzato anche lui la particolare e sincera domanda ricevuta l’estate scorsa da parte di uno dei suoi concittadini. Don Justin, parroco nelle frazioni di Piavola, San Romano, Linaro, Pieve di Rivoschio e Giaggiolo ci ride ancora sopra quando ripensa a quell’istante. Era il 2 giugno dell’anno scorso, insieme alla sua comunità aveva organizzato un momento di convivialità «per accogliere e dare a monsignor Roger Anoumou Coffi, vescovo della diocesi di Lokossa in Benin dalla quale provengo, il ricavato della raccolta fondi indetta che avevamo fatto per sostenere i suoi progetti umanitari nei nostri territori d’origine». Da quel momento di condivisione è nata la missione in partenza oggi: «l’idea del viaggio umanitario in Benin, nella mia città natale di Grand-Popo, è merito del dottor Ignazio Palazzi», racconta. Medico di base, nonché vicesindaco di Mercato Saraceno, Palazzi «mi ha chiesto immediatamente cosa avremmo potuto fare insieme per il mio paese e la mia città: mi ha lasciato di stucco. Sul momento non sapevo cosa rispondere. Avrei potuto fare un elenco lunghissimo (ride, ndr): il Benin è tra i paesi meno sviluppati del continente». E così è iniziata una sinergia che oggi vedrà il parroco, Palazzi e due suoi colleghi, la pediatra Iliana Cecchin e il marito, l’ex direttore sanitario dell’ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì Paolo Masperi partire alla volta del Benin.

La missione

«Ne abbiamo parlato a lungo. Ci siamo dati una serie di appuntamenti fino a Natale, quando Ignazio ha voluto incontrarmi per delineare un piano di intervento. Abbiamo individuato tre settori nei quali sviluppare i nostri progetti: sanità, educazione e formazione scolastica, sport». Collocato nella costa sud-ovest del Paese, al confine con il Togo, il comune di Grand-Popo conta 30 mila abitanti tra centro città e insediamenti nelle campagne. «Nel territorio comunale – ha spiegato – sono presenti 13 piccoli centri ospedalieri; quello principale si trova nella zona centrale della città ed è l’unico in cui è presente un medico. Negli altri 12 operano solo infermieri». Una struttura che palesa una serie di criticità: «Solo il presidio centrale è fornito di mezzi sanitari idonei, pertanto, chi non abita nei pressi, quando ha necessità, prova a spingersi verso Grand-Popo, ma spesso è costretto a percorrere distanze molto lunghe, su strade non asfaltate e magari a piedi. Solo il medico stanziato lì è in grado di visitare e avviare i percorsi di cura. Una volta impostata la terapia tornano nelle aree in cui vivono e si fanno seguire dagli infermieri del centro più vicino». «L’obiettivo dei dottori che verranno con me – spiega don Justin – è conoscere da vicino la realtà di Grand-Popo: vogliono vedere e analizzare quali siano le concrete necessità sanitarie della popolazione così da definire un piano di azione mirato». Che vedrà un piccolo inizio: «Forniremo farmaci a ogni ospedale che acquisteremo a Cotonou non potendoli portare dall’Italia per questioni di spazio e costi del trasporto».

Giochi e sport

Priorità alla salute e all’assistenza medica, dunque, ma senza trascurare gli altri campi di intervento: «Devo ringraziare la generosità e la carità di Roberta – ha ricordato - altra parrocchiana, che appena ha saputo dell’iniziativa ha voluto donarmi bambole e pupazzi per regalare un sorriso ai bambini del Benin. Gli stessi giocattoli artigianali che suo padre Adriano creava, decorava e regalava ai bimbi ricoverati all’ospedale Bufalini». Fino ai valori dello sport: «Il negozio Sport Center di Pievesestina ci ha fornito maglie da gioco e palloni: hanno la mia riconoscenza». Un viaggio “zero”, dunque, ma che, come ogni esperimento, guarda già al futuro: «Al momento non c’è nulla di chiaro: l’idea è nata dal nulla – ha ammesso don Justin con una risata – ma il forte interesse che ha suscitato la missione non può che alimentare la mia speranza».

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