Sarsina, addio al progetto del PalaPlauto: chiesti al Comune danni per 1,6 milioni

La PalaPlauto srl ha citato in giudizio il Comune di Sarsina per 1,6 milioni di euro per il palazzetto dello sport definitivamente bloccato dopo nell’area sono emersi i reperti di un tempio rimano. L’atto di citazione, o meglio la sua notifica al Comune, è del 26 luglio è invece di questi giorni la delibera di Giunta per dare al sindaco l’autorizzazione a resistere in giudizio.

Il progetto

La PalaPlauto è la società con cui il Comune aveva sottoscritto un accordo di partenariato pubblico/privato per riqualificare e ampliare il palazzetto dello sport di Sarsina, il Pala Plauto appunto. Un progetto ambizioso che prevedeva un investimento inizialmente stimato in oltre 3,7 milioni di euro finanziati in parte dalla Regione, con un contributo da 500mila euro, in parte dal Comune con 200mila euro, ma soprattutto da Cia Conad che avrebbe investito i restanti 3 milioni di euro. A far naufragare il progetto è stata una circostanza del tutto eccezionale: il ritrovamento, in fase di indagine archeologica, di un Capitolium, tempio romano dedicato alla Triade Capitolina (Giove, Giunone e Minerva), in ottimo stato di conservazione. Proprio l’eccezionalità di quel ritrovamento ha spinto il Ministero dei Beni Culturali a fermare il progetto e a vincolare l’area dichiarandola di interesse culturale.

La genesi

La delibera ripercorre con grande chiarezza quanto accaduto da quando a fine 2018 Cia, la società cooperativa Commercianti Indipendenti associati, propose l’intervento di riqualificazione al Comune ad oggi. Il progetto di partenariato venne considerato di interesse pubblico con delibera del Consiglio comunale ad aprile del 2019 con un investimento inizialmente stimato in 3,7 milioni di euro. Un investimento destinato presto a crescere visto che dalla pandemia in poi i costi delle opere pubbliche sono lievitati. L’accordo con la PalaPlauto è di ottobre 2020, l’avvio effettivo dei lavori di marzo 2022.

Lo scavo archeologico

Già nel 2018, quando per la prima volta venne presentato il progetto, la Soprintendenza aveva prescritto che gli scavi venissero sottoposti a controllo archeologico e quando ad agosto 2022 sono emersi i primi reperti nel settore occidentale del cantiere impose l’attivazione di un regolare scavo scientifico stratigrafico manuale e l’allargamento dell’area di indagine. Indagine che viene ulteriormente allargata e approfondita con la nota del 2 gennaio 2023. Il 27 luglio di quell’anno il Consiglio comunale approva un’ulteriore espensione del perimetro della concessione oggetto dell’accordo con la PalaPlauto che prevede anche l’impegno del Comune a investire altri 340mila euro e una proroga della concessione di tre anni e mezzo. Il nuovo piano finanziario a questo punto compporta un investimento complessivo di oltre 5 milioni di euro. Ma l’esito degli ulteriori scavi non lascia dubbi rispetto all’eccezionalità di quanto emerso e così il 17 ottobre la Soprintendenza dichiara l’area di interesse culturale, mentre è del 1 febbraio 2024 l’atto che vincola l’area.

Addio al PalaPlauto

A quel punto non c’era alternativa se non quella di fermare il progetto. Per avere la certezza di aver tentato tutte le strade possibili l’amministrazione ha tentato anche un ricorso gerarchico contro il provvedimento di diniego, ma come prevedibile è stato dichiarato inammissibile. È invece ancora pendente il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, il cui senso è quello di chiarire che se il progetto si ferma non è per responsabilità dell’amministrazione di Sarsina.

La citazione in giudizio

Per quanto anche il Comune abbia di fatto “subito” il provvedimento della Soprintendenza, rimane un dato di fatto che quando il progetto viene definitivamente archiviato la PalaPlauto nel frattempo aveva già sostenuto costi di cui mai rientrerà. Per questo ora cita in giudizio il Comune, l’ente con cui aveva sottoscritto l’accordo. La società chiede che con la risoluzione gli vengano corrisposti 1,6 milioni di euro di cui 1,2 milioni per i costi sostenuti e 400mila euro come indennizzo per il mancato guadagno.

«Il Comune di Sarsina si è sempre comportato correttamente sia verso il promotore del progetto, sia verso il Ministero dei Beni Culturali - interviene il sindaco Enrico Cangini -. Con la società PalaPlauto rimane aperto il dialogo e dal ministero abbiamo già ricevuto ampie rassicurazioni e nei prossimi giorni incontreremo i nuovi vertici».

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