Sogliano, formaggio di Fossa: meno quintali ma prezzi stabili, domenica in vetrina sulla Rai
«Prezzi invariati e qualità ottima, ma meno quantitativo di Fossa». È il quadro in cui si inserirà la prima domenica della 49a Fiera del formaggio di Fossa di Sogliano dop, impreziosita quest’anno da un servizio di “Linea Verde”, su Rai Uno, che andrà in onda domenica prossima, dalle 12.20 in avanti.
A Sogliano le aziende infossatrici del famoso formaggio sono all’opera per presentarsi al meglio all’appuntamento con la tradizionale fiera che attira migliaia di persone in alta collina. Il borgo diverrà una vetrina per appassionati della buona tavola e dei prodotti tipici locali. Il prezzo del noto formaggio non dovrebbe crescere, in quanto la crisi dei consumi spinge i produttori a cercare di tenere calmierati i prezzi. Come l’anno scorso, quindi, dovrebbero attestarsi su una media di 35 euro al chilo, tenendo presente che il prodotto più scarso potrebbe trovarsi a 30 euro e quello più pregiato a 40. Sono infatti varie le qualità: ci sono anche un Fossa non dop (a orgine controllata nelle varie fasi) o formaggi caprini e stagionati più mesi rispetto ai tre o quattro standard, che costano di più. Inoltre, fuori provincia si possono trovare anche prezzi di 50 euro al chilo: conviene dunque andare a comprarlo direttamente a Sogliano.
Alle “Antiche Fosse-formaggio di Sogliano dop” di epoca malatestiana, che hanno la loro produzione distribuita in tre preziose cavità, è stato estratto solo un terzo del Fossa. «Abbiamo aperto una sola fossa, a beneficio delle telecamere di “Linea verde” - riferisce Gianfranco Rossini - Una seconda fossa l’apriremo tra una settimana e l’ultima la terremo per dicembre, dopo i tre week-end della fiera, per le scorte invernali. Abbiamo mantenuto inalterato il prezzo, ma il quantitativo è leggermente inferiore. Ci risulta che i quintali del Fossa dop prodotti a Sogliano sono molti meno. I motivi sono legati al latte certificato per la dop che non si trovava. Anche la particolare stagione di intensa siccità estiva ha fatto sì che la produzione casearia fosse inferiore. Proprio la scarsità di latte fornito dagli allevamenti ovini, con la minor quantità di erba sui pascoli, fa sì che si attenda una quantità inferiore rispetto agli anni scorsi».