Romagna sott’acqua e le malattie tropicali, l’entomologo: “I rischi non vengono dai ristagni ma dagli inverni molto più caldi che non eliminano più le zanzare”
- 23 ottobre 2024
Campi allagati dalle piogge, ristagni che durano settimane. Dall’alto la fotografia dell’autunno romagnolo è ormai tristemente nota, ma quanto potrà influenzare anche questo aspetto il diffondersi di malattie che, fino a poco tempo fa, sembravano esclusiva di Paesi tropicali. A dare una risposta è Claudio Venturelli, noto entomologo cesenate e studioso di zanzare.
«Più che dei grandi ristagni a preoccupare maggiormente sono le temperature innalzate come effetto del cambiamento climatico - specifica Venturelli -. Fino a dieci anni fa la presenza delle zanzare era ridotta a pochi mesi tra tarda primavera ed estate. Ora si parte a marzo e l’anno scorso abbiamo avuto la zanzara tigre fino a dicembre. Ma le notizie peggiori riguardano la Aedes Aegypti».
In che senso?
«Come noto si tratta della zanzara vettore del virus della Dengue e a differenza della zanzara tigre (presente in Italia almeno dal 1929) , questa non è mai riuscita a colonizzare il nostro territorio per le temperature invernali».
E adesso invece?
«Adesso purtroppo il rischio è proprio quello che le uova riescano a sopravvivere a cause delle temperature elevate».
L’intervista completa sul Corriere Romagna in edicola