Romagna e l’incubo delle piogge, la ricetta del geologo: “Costruire di meno e investire molto di più”

Per evitare di essere allagati bisogna portare avanti una lunga serie di costosi interventi e iniziare a costruire meno. Parola del cesenate Paride Antolini, presidente regionale dei geologi.

Dice: «A Cesenatico e in riviera si sono combinati una serie di fattori: onde alte in mare, reticolo idrografico dell’entroterra colmo, tanta pioggia che le fogne non sono state in grado di raccogliere. E per fortuna che i canali hanno sempre preso, le porte vinciane sono state aperte e non c’era una marea più alta. In più gli interventi al ponte del Gatto hanno migliorato la situazione. Ma il mare tende ad alzarsi nel tempo e i problemi saranno sempre più gravi».

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La soluzione prospettata è drastica: «Bisogna costruire di meno. Capisco che ci siano problemi di natura economica per chi ha fatto investimenti, ma per esempio a Ponente bisognerebbe eliminare tutta la prima fila di ex colonie e ricreare le dune che una volta erano naturali. E a Rimini si pensa alle piscine in spiaggia: magari ottime per i turisti ma per il territorio costruire ancora non è un bene».

Antolini ricorda anche che «montagna e costa sono connessi. Necessari gli interventi lungo i fiumi per la sicurezza degli abitanti, ma bisogna anche garantire che i corsi d’acqua portino sabbia e materiali fino alla costa, perché non è pensabile di continuare a fare ripascimenti in continuazione. A Valverde sarà costruito un muro di contenimento dell’acqua marina. Credo che ne vedremo altri e che per il futuro ci dovremo abituare a un altro tipo di spiaggia, che sarà più piccola».

E dal punto di vista delle case l’invito è a «non costruire spazi interrati e garage sotto terra».

Ma non solo. «La manutenzione è importante ma non sufficiente. Servono interventi molto costosi e i soldi devono arrivare da Roma. Non è un problema solo della Romagna, alluvioni sono avvenute in parecchie zone d’Italia. Le casse di laminazione devono far parte di un sistema molto più grande, ma per garantire il deflusso dell’acqua di sabato servirebbe un reticolo idrografico capiente il doppio o il triplo di quello attuale».

La conclusione è che «il rischio zero non ci sarà mai, ma bisogna cominciare dalle modalità costruttive. E per le opere pubbliche il problema sono i tanti soldi necessari e i tempi lunghi».

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