Ravenna, lo sfogo di un medico: "I no vax ricoverati sono ingestibili, si staccano maschere e flebo"
«Agli insulti o alle illazioni sulla nostra professionalità ci siamo, nostro malgrado, abituati. Ma nelle ultime settimane, con i posti letto delle terapie intensive e sub intensive occupati esclusivamente da no vax, sta diventando sempre più dura gestire i pazienti ricoverati, che cercano di togliersi maschere e flebo o pretendono di non ricevere terapie, quando non addirittura deciderle». E c’è chi si rivolge anche all’avvocato; nei reparti sono arrivate infatti alcune diffide circa i trattamenti terapeutici da seguire.
A parlare, con la garanzia dell’anonimato, è un medico in prima linea nei reparti di emergenza dell’ospedale di Ravenna. Uno sfogo amaro, il suo, al termine dell’ennesimo turno di lavoro in cui il personale non si è limitato a farsi carico dell’aspetto clinico dei malati. «Ormai i ricoverati da noi sono tutte persone non vaccinate» commenta il medico. Quelli che in corsia vengono identificati come “gli irriducibili”, i più ostinati nonostante quadri clinici preoccupanti. E i più difficili da trattare per i camici bianchi, costretti, dopo due anni, a dover combattere oltre che con la malattia, anche con l’ideologia.
Il vaccino ha infatti cambiato il target dei pazienti. «Ora da noi, come nel resto d’Italia, i reparti sono saturi, ma tutti i posti sono occupati da persone che hanno scelto di non vaccinarsi. Chi per paura, chi per convinzione. E sono proprio queste ultime le più difficili da gestire, loro e i loro parenti convinti che possano correre il rischio di essere curate peggio o trattate diversamente rispetto agli altri proprio per questioni ideologiche. Ma quali altri poi. Da settimane abbiamo solo pazienti no vax. Dovrebbero capire invece che se sono qui attaccati a un respiratore è per la loro cocciutaggine e che stiamo facendo di tutto per cercare di salvarli quando, se si fossero vaccinati, non si troverebbero in questa situazione. Ci troviamo alle prese con lo zoccolo duro degli “anti vaccini”, tutta gente con la quale già prima della pandemia era difficile ragionare, ferma sulle proprie posizioni anche di fronte all’evidenza. Ce lo confermano gli stessi familiari con cui parliamo. Il problema è che oltre all’aspetto clinico dobbiamo anche preoccuparci dei loro comportamenti. Non possiamo voltarci un attimo che c’è qualcuno che cerca di togliersi la maschera per l’ossigeno oppure le flebo o i cateteri. Per non parlare di chi arriva addirittura a suggerire cure e possibili soluzioni senza alcuna base scientifica. “Medici” di loro stessi. Peccato che è proprio per questo che si trovano su un letto d’ospedale».