“Pericolo recessione, tra guerra e dazi”: l’incontro a Cesena

Cesena

Russia, Stati Uniti ed Europa, quale futuro per l’Italia? Tra guerra in Ucraina, economia, dazi americani, rapporti geopolitici in mutamento e ipotetiche prospettive, la professoressa di storia contemporanea e politica russa della Università Luiss Guido Carli di Roma Carolina De Stefano, membro del Centro Studi russi a Parigi Cercec-Ehess, analista di politiche internazionali all’Ispi e autrice di pubblicazioni inerenti comunismo e post-comunismo sovietico ha cercato di dare una risposta durante il convegno organizzato dalla Fondazione Fruttadoro Orogel For a Tecnovie.

Guerra

Al centro dell’incontro, intesa come prima e determinante ragione della complicata situazione in cui versa il mondo, l’invasione russa in territorio ucraino. «È un momento di grande crisi del sistema internazionale tradizionale - afferma De Stefano -. Si stanno palesando alcune espressioni che in realtà esistevano da tempo. Una su tutte la guerra in Ucraina perché la stragrande maggioranza della popolazione non ricordava un conflitto al centro del continente europeo. Non è corretto affermare che non sono mai state mosse le armi in Europa dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: i Balcani lo dimostrano. Senza dubbio, non è mai esistito un conflitto di questa entità dopo il 1945».

L’incertezza sul futuro: «Le prospettive non sono buone: non sembrano esserci i presupposti per un cessate il fuoco. E risulta, comunque, difficile immaginare che possa, eventualmente, perdurare. Sarà una misura di breve termine per provare a interrompere questo conflitto e cercare di capire se si può permettere alla Ucraina di riprendersi e magari un giorno tornare a trattare con la Russia». Sul fronte americano: «Per quanto riguarda gli Stati Uniti al di là del ritiro o meno di Trump delle decisioni sui dazi e della concezione del presidente russo Putin quale nemico ideologico, siamo davanti a un cambiamento strutturale. C’è una fortissima rottura del fronte euro-atlantico. Quella che era una alleanza a tutti gli effetti; con molti limiti e alcuni punti rivedibili, si sta disgregando». La direzione va verso «un nuovo assetto della situazione geopolitica mondiale» afferma.

Relazioni

La rottura definitiva con lo storico alleato oltre Oceano non è una strada percorribile. «Siamo di fronte a uno shock culturale, economico, sociale e politico di caratura globale. Ma agire in maniera netta interrompendo del tutto alleanze e rapporti che hanno determinato la formazione del blocco occidentale non è il rimedio - sostiene De Stefano spiegando le ragioni -. Il sistema mondiale è ancora molto dipendente dagli Stati Uniti: c’è ancora interesse a mantenere solidi i legami, di qualsiasi specie, con l’America. È una necessità evidente che giustifica anche l’imminente viaggio del presidente del consiglio Giorgia Meloni a Washington per incontrare il presidente statunitense Trump e trovare opportune formule di compromesso». Cambierà, a parere dell’analista, la modalità di approccio agli Usa: «Continueremo a dialogare con gli Usa, ma non più come alleato, quanto come nazione con cui dobbiamo necessariamente stringere relazioni economiche, commerciali, militari e culturali, ma che non è più interessata alla Europa».

Origini

L’incrinarsi dei rapporti mette radici nel passato. E avrebbe raggiunto il culmine. «C’è una rottura mentale e ideologica - chiarisce - l’America non è più quel Paese forte e vicino sul quale l’Europa può contare. Gli Usa provano da decenni ad allontanarsi dal nostro continente. Fino a oggi abbiamo sempre avuto l’idea che gli americani fossero come noi. Se agli inizi del Novecento gran parte della popolazione americana era fatta di migranti europei dagli anni Settanta in avanti è cambiato tutto». Nel dettaglio: «La crisi petrolifera del 1973 ha fatto crollare il concetto “americano-europeo”. Sono addirittura scomparse le cattedre di storia europea nelle università Usa. L’Europa e i suoi cittadini non interessano più perché non portano migranti, non aiutano lo sviluppo e il commercio. Trump rappresenta proprio la demografia statunitense che riconosce la derubricazione del mondo europeo».

Economia

Alla luce della recente introduzione dei dazi nei confronti dei Paesi esteri, poi frenati per 90 giorni, del presidente Trump e della situazione globale, sull’impatto economico De Stefano ritiene «possibile lo sviluppo di una fase iniziale di recessione che, però, nel medio-lungo termine dovremo essere in grado di trasformare in opportunità». Ipotizza un cambio di passo: «Una crisi di questa ampiezza potrebbe permettere all’Europa e all’Italia di spingersi verso investimenti diversi: intelligenza artificiale, tecnologia, ricerca universitaria che magari ci renderanno più autonomi di prima».

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