Il Pd cesenate vuole stare all'opposizione. «Ma su patti con M5S votino gli iscritti»
CESENA. La cabina di regia del Pd di Cesena caldeggia che il partito, dopo la disfatta alle ultime elezioni, passi all’opposizione la legislatura che sta iniziando. La vede anche come un’occasione per «ripensare la propria identità ed il proprio profilo e ridefinire la propria presenza nella società». Aggiunge però che «in caso di proposta di collaborazione dal Movimento 5 Stelle, la cosa migliore da fare è decidere il da farsi attraverso un referendum fra gli iscritti».
La segreteria comunale guidata da Matteo Marchi si è riunita per analizzare la sconfitta, facendo un’analisi cruda, senza cercare alibi: «Il voto di domenica ha detto chiaramente che il Pd non è stato considerato quale interlocutore credibile per dare risposte al Paese - è scritto in un documento che è scaturito dall’incontro dell’altra sera - Non è stato in grado di intercettare le domande per le quali gli italiani chiedevano risposte, su cui invece Lega e M5S sono stati molto più incisivi. Da questa consapevolezza serve ripartire, per ricercare le cause che hanno fatto perdere al Pd il filo conduttore con la società italiana. In discussione, infatti, è stata messa la stessa natura del Pd, che ora ha il dovere, tanto sul piano nazionale quanto su quello locale, di aprire una profonda riflessione sui propri programmi e sulle modalità di interlocuzione con i cittadini. Questo, inevitabilmente, mette in discussione ogni persona del Pd, dal segretario al semplice militante. Serve innanzitutto ricostituire nuove antenne nella società, senza le quali sarà sempre più difficile intercettarne le esigenze, i bisogni, le richieste. E senza consapevolezza di quale sia la domanda, nessuna offerta politica potrà mai essere ritenuta soddisfacente dall’elettorato».
Due messaggi ai vertici nazionali
Anche a Cesena ci si prepara a «una discussione vera, di merito, priva di tifoserie e pregiudizi, partendo dai circoli, che stanno già stanno organizzando le prime riunioni e a cui è stato chiesto di riunire i direttivi per una riflessione più condivisa possibile, fino ad arrivare agli organismi dirigenti».
Non sarà un cammino veloce, perché - è convinta la segreteria comunale del Pd - «per ridefinire il profilo e l'identità di un partito riformista del quale l’Italia continua ad avere bisogno, serve rispettare le scelte degli elettori e fare una legislatura all’opposizione. È innanzitutto il modo migliore per rispettare le scelte degli italiani. Ma è anche la modalità migliore per permettere a noi stessi di sviluppare una alta elaborazione su cosa il Pd debba essere e cosa debba proporre agli italiani».
Però questo «non significa che il Pd verrà meno alla propria responsabilità istituzionale: nel pieno rispetto del mandato elettorale, dovranno essere garantite le condizioni parlamentari per l’insediamento di un governo, qualora il Presidente della Repubblica affidi l’incarico. Ma senza far parte di alcuna compagine di governo, lasciando alle forze uscite vincitrici dalle elezioni la responsabilità di guidare il Paese».
E allora, qualora altri partiti, in particolare il Movimento 5 Stelle, dovessero formalizzare una proposta di collaborazione di governo al Pd, «la segreteria comunale di Cesena ritiene che il partito debba mantenere fermo il proposito di restare all’opposizione. Ma la cosa più utile e giusta da fare - è il messaggio rivolto ai vertici nazionali del partito - sarà un referendum fra gli iscritti, a cui spetta il diritto di esprimere la propria valutazione su una scelta di fondo che rappresenta un bivio. Sarebbe anche un primo modo per ridefinire, nel metodo, un’identità che in questi anni è andata sfumando».