Malattie neurodegenerative: si allarga lo screening di prevenzione del Rotaract di Cesena
Il Rotaract club Cesena annuncia due nuove giornate di screening gratuito del progetto Alt-zheimer, a favore della prevenzione dell’Alzheimer e di altre malattie neurodegenerative.
Le giornate sono mercoledì 20 marzo e giovedì 28 marzo, alla farmacia Sant’Egidio Ok referente per Cesena (info: 0547 630861).
Sbocciato nel 2021 in pieno Covid, dal club service, ala giovane del Rotary Cesena, il progetto Alt-zheimer Rotaract ha incontrato consensi immediati; al punto che, al suo quarto anno, comincia ad esportarsi in altre città romagnole con l’obiettivo di spargersi sull’intera Emilia-Romagna. Ideatore e coordinatore è Simone Battaglia (1992), neuroscienziato e attuale presidente del Rotaract Cesena. Siciliano catanese, da quindici anni il ricercatore si è trasferito in città per studiare al Dipartimento di Psicologia dell’università di Bologna, dove ha intrapreso un dottorato in Neuroscienze in ambito internazionale che da sei anni lo porta di frequente all’estero. Il dottore Battaglia ci illustra progressi e ambizioni di questo format sociale sanitario, fiore all’occhiello del Rotaract, in collaborazione con Rotary e farmacia Sant’Egidio.
Battaglia, qual era l’idea iniziale e come si sta evolvendo il vostro Alt-zheimer?
«Inizialmente l’idea si sviluppava a livello locale come screening gratuito nella Giornata mondiale per l’Alzheimer. Le adesioni sono state tante, per cui abbiamo aumentato il numero delle giornate più volte all’anno. Il successo ci ha spinto a portarlo anche in altre città, e al momento è già attivo a Rimini e a Bologna. Il Rotaract crea la connessione con le farmacie, io coordino la gestione del progetto su altre città. Stiamo creando rapporti anche con Forlì, San Marino e Ravenna».
Cosa lo caratterizza e come si svolge?
«Promuove una sensibilizzazione attiva nelle persone, cosa che ci permette di divulgare l’importanza della prevenzione di malattie neurodegenerative, dal Parkinson ad altre forme di demenza, non solo Alzheimer. Lo spieghiamo a chi si presenta, anche se sano, affinché possa servire a un coniuge o a un parente. In tal modo raggiungiamo più persone di quelle che si sottopongono al test. A macchia d’olio stiamo facendo “psico educazione a un disturbo”; le persone imparano che il disturbo, se preso in tempo, si può trattare. In circa 45 minuti, un neuro psicologo somministra specifici test finalizzati a uno screening di valutazione neuropsicologica; per una diagnosi servirebbero 3, 4 ore, ma già riusciamo a dare una indicazione di rischio reale o meno della malattia, ed a consigliare di contattare il medico per una visita approfondita».
Quale è l’età più coinvolta e quali i dati ottenuti ad oggi?
«Per poter fare una diagnosi precoce occorre intercettare il disturbo tra i 60 e i 70 anni; selezioniamo persone di circa 65 anni, con familiari o parenti che hanno subito malattie neurodegenerative. Sono le persone più ad alto rischio perché queste malattie intervengono prima degli 80 anni. Due sono i dati emersi; il desiderio di conoscenza e di consapevolezza delle persone laddove dieci, quindici anni fa c’era riluttanza anche solo a parlare di demenze; abbiamo inoltre constatato che il 60, 70 per cento degli esaminati ha effettivamente bisogno di una visita specialistica».
Cosa rappresenta per lei e per il vostro club questo progetto?
«Per me è il senso di essere rotaractiano; da un lato mi permette di occuparmi di materie neuroscientifiche, dall’altro come volontario posso dare una mano al mio territorio e alle persone che ci abitano. Era la cosa che mancava! Tenevo a essere d’aiuto con le mie conoscenze e quell’idea m ha reso partecipe in prima persona di un’attività che coinvolge tutto il club nell’organizzazione, e che ha dato risonanza al Rotaract Cesena in tutta l’Emilia-Romagna».