La preside Bini va in pensione, il saluto agli studenti del Monti di Cesena: “Custodite sempre la vostra luce”

Cesena

Dal primo settembre cambierà la guida di uno dei licei storici di Cesena: Simonetta Bini andrà in pensione e passerà il testimone della dirigenza del liceo Monti. «Vado in quiescenza e spero di trovare quella quiete che la parola evoca», racconta divertita. Dopo 18 anni da dirigente scolastica la sua carriera nel mondo della scuola si chiude insieme al suo secondo mandato alla guida del liceo.

Il saluto agli studenti

Ieri ha salutato studenti e studentesse impegnati a celebrare l’ultima campanella dell’anno scolastico annunciando in una circolare quello che ormai era diventato ufficiale da qualche giorno. «Cari ragazzi e ragazze - scrive nella circolare -, dal 1 settembre 2024 un nuovo dirigente guiderà il Liceo Monti. In questi sei anni siete stati sempre al centro del mio lavoro e del mio pensiero, con l’obiettivo che per voi la scuola fosse un luogo di crescita e di realizzazione. Siate sempre consapevoli del vostro valore: se qualcuno vi dice che siete un disastro, sappiate che in realtà siete un “astro”, cioè una luce, che magari si muove in modo un po’ scomposto, ma brillate. Mi raccomando, custodite sempre la vostra luce e non lasciate che venga offuscata o spenta da altri».

Sei anni impegnativi

Quelli che si lascerà alle spalle da settembre sono stati «sei anni piuttosto impegnativi». La pandemia, con le chiusure prolungate prima e il succedersi di decreti poi che di volta in volta cambiavano le regole, aggiungevano disposizioni. «In quel periodo ci siamo inventati di tutto per poter dare la possibilità agli studenti di seguire le lezioni da casa. Ricordo il periodo dei decreti, che arrivavano sempre il sabato, le riunioni convocate in emergenza per essere pronti il lunedì». Ma ancora più difficile, ricorda, è stato il dopo Covid: «aiutare i ragazzi e le ragazze a recuperare le relazioni, per alcuni di loro non è stato facile». Lo sciame sismico di gennaio 2023, poi l’alluvione e il post alluvione, sono alcuni degli eventi che hanno segnato la sua dirigenza, a questi si aggiunge «la morte di un docente, giovane ancora in servizio morto per leucemia. Colpì tutti, insegnanti e alunni, insieme abbiamo gestito quel lutto, ma questa in fondo è la vita».

Come è cambiata la scuola

In tanti anni di carriera, da insegnante prima e da dirigente poi, ha visto la scuola trasformarsi. Un processo accelerato negli ultimi anni dai fondi europei erogati attraverso Pon e Pnrr: «Hanno cambiato la scuola in modo considerevole, da un lato hanno messo a disposizione nuove opportunità e stimoli, dall’altro hanno finito con il guidare, dall’esterno, le finalità della progettazione. La gran parte dei fondi sono andanti al potenziamento delle competenze Stem e delle lingue e per intercettare queste risorse lì è in quella direzione che, sempre più, si è indirizzata la progettazione». In questi anni si è evoluto anche il rapporto con la città: «Gli istituti superiori, il nostro, ma non solo, si sono aperti alla città. Le visite organizzate dal Serra a Casa Serra o quelle degli studenti del liceo Monti in occasione delle giornate Fai, sono esempi di questa apertura che vedono la scuola anche mettersi al servizio della città. In convenzione con altri enti abbiamo contribuito a ripensare la zona della stazione, con panchine e tavoli da ping pong e spazi di socializzazione».

«Una bellissima scuola»

Oggi il Monti, «è una bellissima scuola», dice senza esitazioni, «Sembra voglia autocelebrarmi ma la scuola la fanno i ragazzi e le ragazze. Moltissimi di loro sono motivati, li vedi entrare giovani imberbi ed uscire alla fine del percorso come persone preparate, decise, con le idee chiare. Lascio una scuola dinamica che in questi anni ha mantenuto viva la curiosità nei confronti del mondo, rimanendo aperta alle sfide».

Non ha dubbi anche quando le si chiede se rifarebbe la stessa scelta di carriera: «La risceglierei. Il rapporto con i ragazzi, che sia dietro la cattedra o in un altro ruolo è estremamente provocante, nel migliore dei sensi, e io non ho mai smesso di cercare quella relazione con la presenza, magari anche solo con un saluto». A chi le succederà augura «Buon lavoro innanzitutto, e di riuscire a mantenere questa apertura alla città e la capacità di raccontare questa comunità».

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