La giovane cameriera si licenzia e lo accusa di molestie sessuali: 45enne ristoratore di Cesena assolto a processo

Cesena
  • 12 dicembre 2024

«Mi molestava di continuo ed è arrivato a palpeggiarmi anche durante i turni di lavoro».

Sconvolta, piangente quando si trattava di recarsi al ristorante dove lavorava come cameriera, in preda a stati d’ansia dovuti al dover incrociare (gioco forza) il suo datore di lavoro. Fino alla decisione d licenziarsi e di denunciarlo: chiedendo 20.000 euro di risarcimento per molestie e violenza sessuale.

Il caso di una 23enne cesenate (difeso dall’avvocato Carlotta Mattei) stato esaminato a fondo fino alla sentenza di ieri dal collegio del tribunale di Forlì presieduto da Monica Galassi coi giudici a latere Serena Chimichi e Ramona Bizzarri. Alla sbarra con accuse molto pesanti (difeso dagli avvocati Alice Magnani ed Alessandro Sintucci) c’era un ristoratore 45enne di Cesena. Che era accusato di aver approfittato della sua situazione “dominante” di datore di lavoro, per lasciarsi andare ad atteggiamenti e comportamenti sessualmente violenti (palpeggiate al sedere ed al seno) con “la ragazzina” che aveva da poco assunto.

La denuncia è scattata nel 2022. Quando ai carabinieri la 23enne ha dettagliato di aver subito molte delle molestie descritte, anche di fronte ad altre colleghe e testimoni. Colleghe di lavoro che sapevano bene anche quanto piangesse e quanto soffrisse prima di recarsi al lavoro. E che avrebbero potuto testimoniare episodi lascivi avvenuti durante i turni di servizio al ristorante.

Fin dal primo giorno il ristoratore 45enne ha negato ogni addebito. Ma ha anche dettagliato come, evidentemente, il rapporto tra datore di lavoro e dipendente fosse “sopra le righe” per una precisa volontà anche della 23enne che poi invece lo ha denunciato.

In aula l’uomo ha portato messaggi whatsapp ricevuti dalla ragazza, nel quale le chiedeva quanto fosse entusiasta di rivederla dopo un periodo di malattia ed assenza. Messaggi coi emoticon di cuori e baci, inviti (da parte di lei) a prendere assieme “un caffè” fuor dal contesto lavorativo. Ma anche tre tatuaggi che la 23enne (che è anche una abile tatuatrice) aveva fatto di suo pugno al suo datore di lavoro. Disegni incisi sulla pelle, eseguiti all’interno del ristorante durante la chiusura, quando i due si incontravano da soli.

Per l’accusa (pm Laura Brunelli) le molestie sessuali dell’uomo erano provate al punto da chiederne la condanna ad un anno e 6 mesi di reclusione oltre al pagamento delle spese e del risarcimento di parte civile. Il collegio giudicante non ha ritenuto che potessero essere provate al di la di ogni ragionevole dubbio le molestie denunciate dalla ragazza. E dopo aver ascoltato tute le testimonianze ed acquisito le prove, ha assolto il ristoratore con la cosiddetta “formula dubitativa” del secondo comma della legge 530.

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