L'orologiaio che ha fermato il tempo è un 92enne di Faenza: "Lavoro finché la salute mi assiste"

Lui il tempo lo ha fermato. Da bravo orologiaio deve avere trovato nei meccanismi degli orologi quel segreto che gli scienziati cercano da tempo senza riuscirci, il segreto della longevità. Sauro Stella è orologiaio da tre generazioni e a 92 anni è il titolare della centralissima bottega di via Marescalchi che gestisce insieme alla moglie Anna Maria, di anni 88. Entrambi sono in splendida forma, attivi nel loro ruolo, di una gentilezza antica che è sinonimo di grande educazione e rispetto nei rapporti con i clienti: quest’anno, oltretutto, festeggeranno i 65 anni di matrimonio. Lo spirito è sempre quello di mezzo secolo fa. Al mattino dietro il banco c’è anche la figlia Paola che aiuta soprattutto per la gioielleria e l’oreficeria. L’artigiano comunque è solo il signor Sauro, originario di Cesena, ma faentino dal 1935. «Finché la salute mi assiste, continuo a fare l’orologiaio, perché mi piace – afferma –. C’è tutto un mondo dentro gli orologi; raccontano delle storie di affetti, sentimenti, legami che segnano le esistenze. Sono testimonianze che si tramandano. Ricordi indelebili. Lavorare così non pesa, davvero non ti accorgi dello scorrere del tempo». Sul banco dietro il vetro c’è la sua sedia da lavoro e in bella mostra sono spalmati gli attrezzi del mestiere: per usarli servono mani fermissime e una vista da lince. «Ecco – dice – i principali strumenti dell’orologiaio sono tre: il monocolo, le pinze a punta e i cacciaviti. Poi è ovvio servono micrometri, calibro, presse e altri accessori». Mentre parla mostra un orologio da polso aperto. «Questo è del 1930 e un valore che supera i 3mila euro: ha il monopulsante, direi piuttosto raro». Per chi guarda sono evidenti nel meccanismo almeno una decina di piccole viti in superficie: «sotto ce ne sono almeno altrettante – spiega il maestro –: a smontarlo non è difficile, le cose si complicano quando lo devi ricomporre». Stella è specializzato nei restauri di antichi orologi: glieli portano anche da lontano, dalla capitale e da tutta Italia. Orologi da muro d’epoca, del ‘700, istoriati in stile veneto, o da polso, spesso ereditati e diventati di moda tra i più giovani, con i numeri grandi e le lancette che sembrano ricalcare le armi dei cavalieri medioevali. Se manca un pezzo, lui lo costruisce. «Ho anche un piccolo tornio» riferisce orgoglioso. La sua memoria storica e piena di episodi e di esperienze. «Tra i più belli c’è quello di un bambino che aveva ricevuto un orologio da tasca istoriato, bellissimo, un regalo della cresima che poco dopo distrusse: era completamente schiacciato e me lo portarono in mille pezzi, io riuscii a ricostruirlo e fu una soddisfazione memorabile». Tra i rimpianti invece? «Non è proprio un rimpianto, forse un’occasione mancata ma ne sono felice perché poi mi sposai con mia moglie. Erano i tempi del cardiologo Barnard, quello del primo trapianto di cuore in Sud Africa, quando mi cercarono le Ferrovie di quel paese offrendomi la dirigenza per la manutenzione e la precisione di tutti gli orologi delle linee sudafricane. Rifiutai e rimasi a Faenza». Nella città manfreda Sauro Stella iniziò a 9 anni come apprendista nella bottega del padre quando c’era pure il nonno, anch’esso orologiaio. «E’ lì che ho imparato, poi ho frequentato corsi a Roma e a Bologna. Mi distaccai da mio padre nel 1961, quando sono venuto in via Marescalchi». Quella di Sauro Stella è una “Bottega Storica” e lui è senz’altro il decano degli artigiani faentini, ma forse anche d’Italia.

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