Cesena, indagini per omicidio, appello della madre al killer di Cristina e Chiara: "Incontrami e liberati la coscienza"
«È impossibile che non abbia una coscienza. Ed anche se in tutti questi anni non ha prevalso, è ora che si faccia avanti e venga a parlare con me. Per mettere fine alle nostre sofferenze ed alle sue».
Si rivolge direttamente allo stupratore seriale e potenzialmente killer di due ragazze Marisa Degli Angeli: la mamma di Cristina Golinucci; che nelle ore successive al rientro a Cesena dalla trasmissione “Chi l’ha visto?” ed alla riesumazione dei resti di Chiara Bolognesi dal cimitero monumentale, è stata nuovamente travolta dalla ondata mediatica che la riapertura di due inchieste simili porta con sé. In rapida successione sono arrivati a suonare al campanello di casa a Ronta due distinte troupe Mediaset, nuovamente un inviata di “Chi l’ha visto?”, la carta stampata.
«Sono per tanti versi abituata a queste cose ma anche un po’ confusa - racconta Marisa - Sto cercando di far mente locale e riordinare 30 anni di accadimenti, rivelazioni e documenti. Ma non riesco a capire come la Procura possa ora sia arrivata a tanti elementi contemporaneamente».
L’inchiesta per omicidio a carico di ignoti che carabinieri e polizia portano avanti con la riesumazione della salma di Chiara Bolognesi (la 18enne spartita nel nulla un mese dopo Cristina Golinucci, ritrovata morta nella acque del Savio dopo 21 giorni e fin ad ora data per suicida) punta dritto al mondo del volontariato. E degli ambienti cattolico - parrocchiali che Cristina e Chiara (pur non conoscendosi) frequentavano all’unisono. Un ambiente entro al quale, secondo l’inchiesta aperta ora, poteva muoversi chi ha fatto loro del male.
«Io è 30 anni che urlo e chiedo a chi sa di parlare» continua Marisa. Che prende atto come, nel caso di sua figlia, nel tempo siano state aperte inchieste tante volte. Almeno 3 in maniera corposa e sostanziosa. In coincidenza con cambi di coordinamento della Procura di Forlì ed al rimescolarsi dei vertici delle forze dell’ordine. «Tanti diversi occhi sono meglio di pochi. Quindi è probabile ora sia saltato più in evidenza quanto mi era stato detto dalla mamma di una ragazza violentata nel 2010. Di cui un parroco disse che era “una bugiarda” ma la cui madre mi avvertì che nel 1992 c’era una persona che aggrediva le ragazzine degli ambienti di Cristina e Chiara. Anche l’avvocato Barbara Iannucelli ha riguardato tutte le carte. Magari qualcosa visto da lei ha spinto la procura al nuovo lavoro in corso. Non lo spero solo per me».
Il riferimento è ai genitori di Chiara Bolognesi: «Non li conosco ma immagino quanto possa essere stato duro per loro rivangare a 30 anni di distanza i drammi di allora. Esumare la salma della figlia il cui esame potrebbe aiutare ad identificare un assassino. Un dolore che potrebbe essere ripagato solo dallo scoprire che la loro figlia non si era suicidata. Come hanno sempre saputo invece in questi anni».
Marisa lancia un appello diretto a chi può aver fatto del male a sua figlia ed a Chiara Bolognesi: «Non credo possibile che in tutti questi anni in cui ho manifestato, urlato, scritto e fatto incontri in pubblico questa persona non mi abbia mai avvicinato. È un uomo senza alcuna coscienza? Può essere. Ma che ormai voglia liberarsi di tanto peso. Mi piacerebbe che finalmente facesse un passo avanti. Che venisse da me anche senza che siano prima investigatori ed inquirenti a smascherarlo. Lui si libererebbe la coscienza. E potrebbe restituirmi il corpo di mia figlia: che è ciò che chiedo ormai da interminabili anni».
Aspettando l’inizio del lavoro della patologa Donatella Fedeli, che cercherà tracce delle cause di morte di Chiara Bolognesi sulle sue spoglie ed evidenze della presenza di un killer - stupratore sui suoi resti, gli investigatori stanno proseguendo io lavoro di ricerca prove. I queste ore hanno suonato al campanello dell’associazione Avo: i volontari ospedalieri al cui interno nel 1992 operavano anche Chiara Bolognesi e Cristina Golinucci. «Purtroppo non abbiamo un registro degli addetti di allora da consegnare agli investigatori - spiegano in associazione - I volontari Avo sono quasi sempre di due categorie: universitari che poi si allontanano dall’associazione quando trovano lavoro. O anziani: molti dei quali, da allora, sono morti. Al momento non c’è più nessun volontario Avo che operi qui a Cesena di quelli che prestavano servizio all’epoca di Chiara e Cristina».