Immaginate una bottiglia di Sangiovese con l’etichetta “Nuoce gravemente alla salute”. Non è un’ipotesi tanto campata in aria. Anzi, presto potrebbe essere realtà nelle enoteche irlandesi. L’Irlanda ha infatti varato una legge che prevede l’etichettatura sanitaria anche per vino e superalcolici sullo stesso modello di quanto avviene per sigarette e altri prodotti del tabacco. La Commissione Europea ha dato il via libera nonostante l’opinione contraria manifestata su questo argomento dal Parlamento Ue nel febbraio scorso. Ora si attende il parere dell’Organizzazione mondiale del Commercio, un processo che dovrebbe durare circa una sessantina di giorni e dall’Italia è inevitabile che si levino le voci contrarie. In una nota diffusa giovedì, l’assessore all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna Alessio Mammi parla di «decisione inopportuna verso un prodotto che è anche storia e tradizione. E’ un provvedimento penalizzante per il nostro territorio e per le nostre produzioni».
«Caccia alle streghe»
«È grave», aggiunge, «che un Paese membro dell’Unione europea come l’Irlanda abbia disposto una vera e propria discriminazione verso un prodotto con una storia e una tradizione come il vino, attraverso un’etichettatura che di fatto evidenzia un allarme sanitario per i cittadini che ne fanno uso... Siamo tutti d’accordo nel consigliare un consumo moderato e consapevole dei prodotti enologici, ma con questo provvedimento si paragona la pericolosità del vino al fumo. La nostra Regione è la quinta in Italia per superficie vitivinicola, e la terza per la produzione in ettolitri. Il vino è una ricchezza economica, culturale e di tradizione, che vogliamo difendere come emiliano-romagnoli e come italiani. La caccia alle streghe sui nostri prodotti di alta qualità è inopportuna e fuorviante». «Ci opporremo in ogni sede e presso il Commissario europeo a questo tipo di provvedimenti», conclude Mammi, «perché sono penalizzanti per il nostro territorio e per le nostre produzioni; auspico che il Governo italiano, a sua volta intervenga, per far valere ragioni oggettive sull’inopportunità di questa decisione, che tollera un’informazione non corretta».
De Castro: «Demonizzazione»
Per
Paolo De Castro, membro della commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo «ancora una volta ci troviamo di fronte al tentativo di alcuni Paesi nord-europei di demonizzare settori che rappresentano un patrimonio della nostra cultura e tradizione eno-gastronomica, con richieste paradossali che peraltro mettono a serio rischio il funzionamento del mercato unico europeo, con i nostri produttori che si troverebbero a dover rispettare norme di etichettatura differenti da un Paese Ue all’altro». «Se da un lato la Commissione pare abbia scelto di voler condizionare le scelte dei consumatori europei», conclude l’europarlamentare, «come Parlamento lavoreremo invece per informarli di più e meglio, con sistemi di etichettatura delle bevande alcoliche più trasparenti, che forniscano informazioni sul consumo moderato e responsabile. Un lavoro già iniziato, con la revisione del regolamento sulle Indicazioni geografiche, che dovrà essere lo strumento per proteggere allo stesso modo tutti i prodotti di qualità europei, a partire dal vino, da questi tentativi di criminalizzazione».
Il sommelier
«Penso sia una grande sciocchezza e sono a disposizione della Regione per qualsiasi iniziativa voglia mettere in campo per difendere questo nostro patrimonio». Non usa mezzi termini
Luca Gardini, sommelier cervese di fama mondiale, miglior wine critic di vini italiani nel mondo. «Un buon bicchiere di vino viene consigliato anche dal medico perché contiene sostanze come il resveratrolo che fanno bene all’organismo. Stiamo parlando di un prodotto naturale fatto dall’uva, cioè dalla frutta. In più, così facendo, si tocca un sistema economico importante e unico che è legato alla terra, la nostra terra. Dobbiamo tutelare questo prodotto e io sono accanto alla Regione e se c’è bisogno del mio aiuto io ci sarò. Noi facciamo tanto buon vino e ne siamo orgogliosi. Ovviamente tutto va ricondotto a un uso consapevole e intelligente come si deve fare con ogni cosa. Bere uno o due bicchieri di vino non fa male e, fra le altre cose, consente alle persone momenti di convivialità e, perché no.. anche un po’ di allegria in un momento storico davvero poco felice».