Fatture false per 20 milioni e traffico di pallets: la maxi-operazione della Finanza tocca anche Forlì-Cesena, con una persona ai domiciliari

Cesena
  • 22 gennaio 2025

C’è anche la provincia di Forlì-Cesena coinvolta in un giro di fatture false che sfiorerebbe i 20 milioni e vedrebbe il coinvolgimento di oltre 40 imprese dislocate in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Puglia e Piemonte. E’ quello scoperto dalla Guardia di finanza di Parma che, coordinata dall’ufficio del procuratore Alfonso D’Avino, ha arrestato oggi (su mandato del Gip) cinque persone. Uno, residente nel parmense, è finito in carcere mentre altri tre, residenti nelle province di Parma, Forli-Cesena e Verona, sono agli arresti domiciliari. Infine uno, residente in provincia di Pordenone, risulta destinatario della misura dell’obbligo di firma.

Sono però 42 i soggetti in totale indagati nell’inchiesta, per i reati di associazione per delinquere, dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture false ed emissione di false fatture. Le misure cautelari scattate oggi fanno seguito ad un sequestro di beni per oltre 4,6 milioni disposto lo scorso novembre dall’autorità giudiziaria ed eseguito sempre dagli uomini delle Fiamme Gialle. La cornice dei provvedimenti è quella di un’operazione contro una complessa frode fiscale nel settore del commercio dei pallets, che ruotava intorno a diversi centri di raccolta di bancali collocati in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, tutti facenti capo a società cosiddette “filtro”, poi risultate mere ramificazioni di una nota impresa del settore operante in provincia di Parma.

Le società filtro e i pallets in nero

Le società filtro, in pratica, operavano su due piani paralleli. Da un lato acquistavano con regolare fattura i bancali usati dai proprietari, dall’altro li compravano in nero dagli autotrasportatori, pagando questi ultimi in contanti. I pallets venivano poi sottoporsti ad un ciclo industriale di recupero e successiva re-immissione nel mercato. Nel disegno criminoso le false fatture contestate sarebbero servite a fondare una pretesa regolarità dichiarativa e fiscale delle società filtro, al fine di dimostrare l’origine della merce venduta da queste ultime alla capofila. Il giudice ha disposto le misure cautelari per gli indagati, ritenendo sussistente il pericolo di reiterazione dei reati.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui