Dipendente di Amadori “infedele” e licenziato: indaga la procura di Teramo

Continuano, e sono sviluppate direttamente dalla Procura della Repubblica di Teramo (coordinata da Ettore Picardi) le indagini sul dipendente “infedele” della Amadori che, negli anni in cui ha svolto le sue mansioni all’interno del gruppo avicolo più noto in Italia, si sarebbe impossessato per profitti personali di prodotti aziendali: merce uscita dai normali canali di vendita per essere gestita al di fuori dei budget e dei guadagni del colosso avicolo.
Come già riportato dal Corriere Romagna, il blitz delle forze dell’ordine nella sedi cesenati di Amadori è scattato la scorsa settimana. Personale in borghese degli investigatori proveniente dall’Abruzzo è entrato in azione mentre l’uomo, ultra 60enne, residente a Forlì, si trovava sul posto di lavoro.
Lo hanno obbligato a lasciare i carteggi e il lavoro di cui si stava occupando. Hanno sequestrato i computer personali che aveva in dotazione informandolo che avrebbe dovuto abbandonare sul posto anche la sua auto, rendendogli noto che, tra la restrizioni alla libertà personale che gli sarebbero state imposte da quel momento e i provvedimenti chiesti dalla procura nei suoi confronti, era in corso contemporaneamente anche una perquisizione finalizzata a sequestro documentale e di presidi telematici nella sua abitazione di Forlì.
L’ex direttore di comparto del gruppo Amadori è stato indagato da Teramo perché l’azienda ha in quei territori una vasta porzione aziendale della quale si doveva occupare l’indagato. In servizio all’interno dell’Amadori da oltre vent’anni e proveniente da un’altra azienda specializzata nel comparto avicolo della Romagna l’uomo – sospettato di essere un dipendente infedele che approfittava della sua posizione per incamerare guadagni extra – da qualche tempo era andato in pensione lasciando in parte scoperto un delicato settore aziendale come quello delle movimentazioni logistiche.
Come spesso accade per i grandi marchi, quando a lasciare per limiti d’età c’è una persona dall’alto profilo di esperienza, il dipendente era stato “reintegrato” con un apposito contratto post quiescenza. Per avere il tempo di far crescere nel suo stesso settore figure che potessero sostituirlo al meglio.
«Una persona meticolosa ed irreprensibile», per parte dei colleghi interpellati dal Corriere Romagna nel chiedere un giudizio sulla vicenda. «Dal tenore di vita di molto superiore a quello che è sempre stato il suo stipendio» per altri ex colleghi che si dimostrano “meno stupiti” delle accuse che gli vengono lanciate ora. Il gruppo Amadori, da parte sua, ha rotto il silenzio sulla vicenda con pochissime e scarne considerazioni. Confermando «l’avvenuto licenziamento delle scorse settimane» che era stato anticipato dal Corriere Romagna. E «un arresto di cui abbiamo appreso dalla stampa» rimarca la Amadori «e che arriva comunque dopo un’indagine interna che era stata avviata tempo addietro» e che era stata formalizzata incardinandola alla Procura della Repubblica di Teramo, che a quel punto ha preso in mano la “patata bollente”.
Allo studio degli investigatori c’è anche “quanto” eventualmente il forlivese possa aver sottratto all’azienda nel corso degli anni di lavoro. L’Ansa ha ipotizzato cifre iperboliche (che sfiorano i 30 milioni di euro). Ma la Amadori ridimensiona in una breve nota sulla vicenda a “molto meno” il tipo di danno subito. Dando seguito alla voci che comunque circolavano già all’interno dell’azienda, che vorrebbero gli ammanchi di merce e di guadagno di tutti questi anni con una cifra a sei zeri oscillante tra uno e due milioni di euro.