Ddl sicurezza, l’ex giudice alla manifestazione di Cesena: “Entrerò in politica contro il piano di demolizione della democrazia”

Cesena
  • 09 febbraio 2025

“Stop alla criminalizzazione del dissenso”.

È quanto hanno gridato all’unisono forze politiche di opposizione, Cgil e associazioni civili che, ieri pomeriggio, hanno manifestato sotto il loggiato di palazzo Albornoz contro il Ddl 1660 (Il cosiddetto “Decreto Sicurezza”) varato dal Governo.

«Privazione e limitazione della libertà di manifestare, diritti civili e umani». Poi ancora immigrazione, inasprimento delle pene e codificazione di nuovi reati: tanti i temi toccati dagli oltre 350 partecipanti stipati sotto al loggiato comunale per la pioggia battente in piazza.

C’era un filo conduttore comune: «La ferma condanna a una norma che rappresenta una deriva antidemocratica» ha dichiarato Anpi Forlì-Cesena. Che ha ribadito il proprio «no a leggi liberticide che affossano i valori della Costituzione colpendo le classi più disagiate e criminalizzando il conflitto sociale».

Qualcuno ha parlato di un disegno di legge «che vuole garantire la sicurezza di chi comanda: mediante la tacitazione della contrarietà». La Cgil ha sostenuto: «Il Ddl attacca i metodi di protesta pacifici e non violenti indebolendo gli strumenti di lotta alla criminalità e punendo col carcere chi manifesti».

Tra i partecipanti anche alcuni rappresentanti dei collettivi studenteschi che hanno definito il Ddl come «Esperienza repressiva delle piazze» e hanno presentato ferma opposizione all’introduzione del reato di blocco stradale inserito nel documento. «Un tentativo di limitazione delle proteste pacifiche - hanno detto - che concretizza l’ostilità verso le associazioni ambientaliste».

Sulla questione immigrazione ad accendere il dibattito è stata la norma che vincolerebbe l’acquisto di sim telefoniche da parte degli immigrati irregolari che arrivino in Italia al possesso del permesso di soggiorno, ritenuta «discriminatoria e inaccettabile». Si sono scagliati anche contro l’art. 31 che imporrebbe «Alle pubbliche amministrazioni e ai soggetti che erogano servizi di pubblica utilità di prestare al Dis, all’Aise e all’Aisi collaborazione e assistenza necessarie per la tutela della sicurezza nazionale» descritto da Rete Studenti come ulteriore «concreta limitazione all’istruzione e alla nostra libertà di manifestare». In riferimento a chi di questi aderisse a partiti politici o associazioni attiviste. Altri l’hanno definito: «metodo per ampliare i poteri dei servizi segreti aumentando la loro non imputabilità».

L’intervento dell’ex giudice Vincenzo Andreucci, presente in veste personale e come Comitato per la difesa della Costituzione, è anche un annuncio: pubblicamente nel suo intervento durissimo ha manifestato la sua intenzione di entrare attivamente in una forza politica, pur non precisando quale, invitando tutti i presenti a fare lo stesso perché servono un impegno attivo e «l’unità di tutte le forze democratiche contro un evidente piano di demolizione della democrazia che Meloni e i suoi alleati stanno cercando di portare avanti con quattro mosse autoritarie: il premierato, il Ddl Sicurezza, l’autonomia differenziata e la riforma della magistratura, che puntano ad asservire tutti al Governo».

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