Con web e telefono gli svuotano il conto corrente di tutti i risparmi: risarcito dall’Arbitrato dopo il ricorso di Adoc Cesena

Cesena
  • 08 settembre 2024

Circa cinque mesi fa una truffa gli aveva fatto sparire dal conto corrente i risparmi accumulati nella vita lavorativa da cuoco, mestiere che per questioni di salute ora non può neppure più fare.

L’Arbitro Bancario Finanziario (Abf) ora gli ha rimborsato i 12.000 euro che abili raggiratori gli avevano soffiato via dal conto corrente. Grazie all’intervento a tutela di Adoc.

«Una vicenda quella di questo 34enne di Gatteo che però va raccontata nei dettagli - spiega Giorgio Casadei di Adoc Cesena - Perchè odiose truffe come questa si stanno moltiplicando di pari passo con l’abilità dei ladri di muoversi sul web e con le linee telefoniche».

La Difesa Consumatori Adoc di Cesena questa volta è uscita vincitrice nella lotta contro le truffe bancarie. Un cliente di Postepay ha ottenuto il rimborso completo degli oltre 11.962 euro persi a causa di una sofisticata frode di “vishing”. Subita la quale gli era stato riconosciuto un risarcimento di soli 110 euro complessivi a fronte di tutti i propri risparmi volatilizzati.

«Il vishing, e tanti ignari cittadini non lo sanno - spiega Casadei - è una truffa telefonica in cui malintenzionati si spacciano per operatori di istituti bancari per ottenere informazioni personali. Una truffa in cui è facile cadere. Al 34enne di Gatteo, che ora nella vita fa l’operaio in un azienda della zona, era stato ripulito completamente il conto dove c’erano i risparmi di anni di sacrifici di quando faceva il cuoco negli alberghi della Romagna».

Ecco come è partita questa truffa: «Il nostro assistito ha ricevuto prima un Sms e poi una chiamata che ha messo in moto la trappola. Nel messaggio il 34enne veniva “avvisato” di un tentativo di accesso fraudolento al conto, mentre nella successiva telefonata arrivata al suo numero gli sono stati richiesti dati personali “per sventare l’attacco”, dati sensibili della sua carta di pagamento che nel concreto hanno permesso ai truffatori di sottrarre denaro e svuotare completamente il suo conto corrente. I truffatori sono così abili telematicamente che la chiamata sembrava provenire da un dipendente della banca con dei contatti telefonici apparsi a schermo simili a quelli della banca stessa, e anche con documenti, girati per sms, che sembravano identici, nei formati e nei loghi, a quelli della banca rendendo molto difficile sospettare un inganno».

Ricostruendo il caso, inizialmente Poste aveva riconosciuto un rimborso di alcune transazioni di piccolo importo per un totale di 110 euro che, detta in termini spicci, poteva sembrare una condizione “di miglior favore”, per venire incontro al cliente, senza assumersi responsabilità in merito. «Ma Adoc, non convinta, ha inoltrato una conciliazione paritetica e Poste che a quel punto aveva proposto di chiudere il caso con la restituzione del 20% della somma sottratta di 11.962 euro».

Per questo è stato presentato un ricorso dettagliato o all’Abf, Arbitro Bancario Finanziario. «Abbiamo sottolineato come Poste non avesse evidenziato la carenza di tutele, perché mettendo cartelli nelle sale di attesa, dove avverte i clienti delle possibili truffe, non si può pensare risolvere la questione. Il ricorso è stato pienamente accolto dall’Arbitro Bancario Finanziario nonostante il cliente avesse fornito le credenziali della sua carta ai truffatori.

In sostanza Postepay non è stata in grado di fornire all’Abf l’evidenza sul secondo fattore di autenticazione utilizzato dal truffatore per effettuare sul proprio cellulare l’Onboarding della carta e la configurazione dell’Userid con il quale ha autorizzato le operazioni per rubare soldi dal conto. Di conseguenza, l’arbitro ha ritenuto di assorbire la colpa grave del cliente ritenendo responsabile Postepay “per non aver adottato un sistema di autenticazione a due fattori, conforme alla nuova direttiva europea sui servizi di pagamento digitali previsti dalla Strong Customer Authentication (Sca)”. E il nostro assistito è riuscito a recuperare l’intero importo perso».

Una disavventura a lieto fine che Adoc spera possa servire da esempio per tutte le vittime di queste truffe sempre più comuni. «Non bisogna arrendersi né vergognarsi e denunciare i fatti. Chi si deve vergognare sono i truffatori o chi non investe in tutele tecnologiche più costose ma che possano tempestivamente segnalare che sul conto di quel cliente, ci sono dei movimenti anomali. Queste frodi sono ormai più diffuse di quanto si possa immaginare e questo episodio ci fa sperare che le banche possano investire, sempre di più, in strumenti di tutela e di protezione dei propri clienti. Il consiglio rivolto ai cittadini invece è quello di verificare la veridicità di certi avvisi. Prestate la massima attenzione, non solo agli Sms, ma anche alle telefonate che ricevete: quando arrivano queste chiamate è fondamentale non fidarsi mai, mantenete la calma e richiamate sempre voi la banca o recatevici di persona per avere conferme».

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