Cesena, tutti assolti per la morte dell’operaio stritolato da una macchina in Turchia nel 2017

Cesena
  • 19 dicembre 2024

Era il 23 febbraio 2017 quando Marino Iannello, operaio 45enne, perse la vita a seguito di un incidente sul lavoro avvenuto in un cantiere dove lavorava in Turchia, come operaio manutentore della Soilmec. Dopo quasi 8 anni, le persone finite a processo per quella tragedia e il rappresentante dell’azienda metalmeccanica cesenate che fa parte della galassia del gruppo Trevi, sono state tutte assolte.

Stefano Cordella, che ricopriva il ruolo di direttore commerciale di Soilmec (difeso dagli avvocati Carlotta Mattei e Antonio Baldacci), Simone e Stefano Trevisani, che all’epoca dei fatti erano rispettivamente amministratore delegato e presidente del cda della ditta (assistititi dagli avvocati Gabriele di Giovanni e Nicola Mazzacuva) e Riccardo Losappio, in veste di allora direttore generale (che si è affidato all’avvocato Mario Zanchetti).

In tribunale a Forlì, il giudice Serena Chimichi ha dichiarato tutti innocenti perché il fatto non sussiste. Inoltre, è stato dichiarato non sussistente l’illecito amministrativo contestato a Soilmec, nella persona del suo legale rappresentante Giuseppe Caselli (seguito dall’avvocato Domenico Pulitanò), per difetto del reato presupposto.

In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, i quattro principali imputati possono tirare un sospiro di sollievo, perché l’accusa per cui erano stati rinviati a giudizio dal giudice Giorgio di Giorgio era di quelle pesanti: omicidio colposo.

Restano ovviamente i risarcimenti coperti dalle assicurazioni sul piano giuridico e un dolore enorme dal punto di vista umano per la sorte di Marino Iannello, originario del Milanese, che ha lasciato la moglie e due figli piccoli, dopo che si era fatto subito ben volere da colleghi e superiori. Non solo per le capacità lavorative ma anche per la grande generosità: quando aveva vinto un premio per un’idea di innovazione aziendale che aveva avuto, lo aveva devoluto in beneficenza.

Quel 23 febbraio era stato chiamato in un cantiere della Trevi Insaat, al porto di Galata presso Istanbul, per rimettere in funzione un macchinario che si era bloccato: una trivella composta da grandi cavi metallici. All’improvviso si era rimessa in funzione e il malcapitato operaio era stato stritolato da un cavo d’acciaio.

La famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Giuseppe Mazzini, aveva chiesto giustizia. Il pm Francesca Rago aveva disposto una perizia da parte del consulente di parte, Mauro Albertini, che aveva segnalato una serie di presunte violazioni delle norme anti-infortunistiche. Durante le indagini, era emerso che al momento dell’incidente con Iannello era presente un operaio turco che manovrava la macchina, ipotizzando che la avesse attivata, e si era fatto notare che, a causa delle barriere linguistiche, i due erano in grado di comunicare solo a gesti.

Al processo si sono costituite parti civili la Fiom Cgil di Cesena, la Cdlt-Cgil di Cesena e la onlus Anmil. Tre giorni fa il tribunale ha dato lettura del dispositivo della sentenza con cui tutti gli accusati sono stati assolti.

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