Cesena, «torno a dormire sonni tranquilli». Ricoverate le due autrici dello stalking dei carri funebri

Cesena

Dopo 7 mesi, 843 telefonate, 54 carri funebri e innumerevoli altre visite non gradite e non richieste al proprio domicilio, Paolo Zignani, 57enne di Borello potrebbe, finalmente, tornare «a dormire sonni tranquilli».

Nella prima mattina di oggi le due donne di Badia Prataglia che da giugno perseguitavano lo sfortunato ex autotrasportatore romagnolo sono state ricoverate e sottoposte a cure farmacologiche presso il reparto di psichiatria dell’ospedale San Donato di Arezzo. Una notizia che Paolo ha celebrato con sorrisi e ringraziamenti nel pomeriggio di ieri durante l’ultima puntata del programma di Rai 1 “La vita in Diretta” che, con i suoi numerosi servizi a riguardo ha contribuito ad accelerare le pratiche di risoluzione dell’annoso problema che affligeva Zignani. «Questa notte – ha detto la vittima – forse non dovrò alzarmi ogni volta che passa una macchina per la strada».

Già dichiarate socialmente pericolose e necessitanti di cure le due donne verranno sottoposte a un percorso di contenimento e vigilanza costante negli spazi del nosocomio toscano. Una patologia quella di madre e figlia aretine di carattere «paranoideo – ha spiegato l’esperta di psicologia forense Roberta Bruzzone ospite in studio – si tratta di schizofrenia paranoide». Instabilità mentale che, tuttavia, non ha mai influito nell’orchestrare e nel realizzare gli atti di stalking e molestie. «In questi casi – ha proseguito Bruzzone – la lucidità è al servizio della patologia. Il soggetto possiede piena capacità di organizzazione degli atti, ma agisce secondo una motivazione permeata dal delirio».

L’inviata della trasmissione Tv Caterina Varvello ha intervistato anche Fabio, figlio e fratello delle donne, il quale sorridente e con un abbraccio alla stessa inviata ha esclamato: «Dopo trent’anni prendo in mano la mia vita». Lasciando intendere di aver subito anch’egli il peso delle due familiari. Ad essere insalubre, però, non erano solo le menti delle autrici delle molestie, ma anche l’abitazione nella quale vivevano. Fabio ha a condotto la giornalista all’interno della casa delle due, dove ha potuto documentare lo stato di totale abbandono e mancanza di igiene nel quale versavano. Piatti e stoviglie sporche ovunque, oggetti sparsi sul pavimento, materassi ribaltati, macchie di ogni genere. L’unico angolo “sano” era la postazione internet, dove erano collocati Pc, telefoni cellulari e casse audio. Probabile si trattasse della location dal quale partivano le infinite telefonate ad artigiani, imprese funebri, carri attrezzi, rosticcerie, pasticcerie, supermercati, fioristi e taxi destinati al civico di Zignani. Alle quali si aggiungevano, nell’ultimo periodo, le molte finte segnalazioni di false violenze domestiche che Zignani avrebbe perpetrato alla più anziana delle due che si spacciava per sua moglie. Quest’ultima in realtà deceduta 4 anni fa come ricordato da Zignani. Che ha sottolineato come l’abuso del nome della consorte defunta l’abbia ferito «più di qualsiasi altro gesto».

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