Cesena, rincari mense scolastiche: presentato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica

L’aumento delle tariffe per le mense nelle scuole dell’infanzia, elementari e medie è uno dei provvedimenti più contestati dalle opposizioni. Al punto che Fratelli d’Italia ha deciso di sottoporre le delibere adottate al vaglio del Consiglio di Stato. Lo ha fatto attraverso un ricorso straordinario al presidente della Repubblica Sergio Mattarella depositato giovedì scorso dall’avvocata Isabella Castagnoli, supportata dallo studio legale dell’avvocato e consigliere comunale Andrea Imperato.
La contestazione nasce da «una lunga riflessione – spiega il capogruppo Marco Casali – cominciata in novembre dopo la presentazione del bilancio che annunciava una manovra con quasi 7 milioni di euro di aumenti. Abbiamo seguito l’iter previsto presentando appositi emendamenti, che sono i capisaldi dell’azione politica ma non hanno mai successo. In gennaio abbiamo analizzato come i vari aumenti, addizionale Irpef, accesso edilizio, tassa sui rifiuti, parcheggi e refezione scolastica, impattassero sulla quotidianità dei cesenati. È seguita l’elaborazione dei dati dalla quale è emerso che, oltre all’incremento della quota pasto, la Giunta ha revisionato gli scaglioni Isee, manovra passata in sordina».
Lo scorso settembre, le famiglie interessate avevano ricevuto una lettera in cui si comunicava che «per l’anno scolastico 2024-2025 il costo del singolo pasto è pari a 4,50 euro. A gennaio in una nuova comunicazione si avvisava che era inevitabile adeguare le tariffe relative alla refezione, invariate dal 2016».
Se la fascia più debole vede un innalzamento fino a 5.500 euro come limite per il pagamento della quota più bassa (1,50 euro), le altre subiscono contrazioni: quella ridotta del 50% passa dalla forbice 5-12 mila euro a 5-7 mila, con un incremento di 20 centesimi a pasto; quella ridotta del 35% da 12-16 mila passa al target 7.000-8.500 euro, crescendo di 1 euro a pasto.
«Fino a ieri – rimprovera Casali – si godeva del sistema agevolato fino a 20mila euro, adesso è stato ridotto al massimo a 10mila». Queste rimodulazioni, secondo le stime di Fdi, «comportano aumenti medi del 60%, da un minimo del -8% fino al +116% per le famiglie con un solo figlio iscritto a scuola e addirittura a +170% e +195% per nuclei con rispettivamente due e tre figli. Generando - conclude Casali - «un impatto complessivo di circa mezzo milione di euro».
Fratelli d’Italia adisce dunque le vie giudiziarie, presentando un ricorso straordinario al Capo dello Stato. «In termini giuridici – spiega Imperato – riteniamo che ci siano i fondamenti per una violazione del legittimo affidamento, cioè il diritto dei cittadini a confidare nell’affidabilità, correttezza e buona fede dell’azione amministrativa, garanzia riconosciuta dalla giurisprudenza nazionale e comunitaria. È un illecito amministrativo che si configura quando un’amministrazione pubblica induce ragionevoli aspettative nei cittadini riguardo alla stabilità e certezza delle condizioni economiche comunicate ufficialmente». Nel caso di specie, la comunicazione del costo delle mense a inizio anno avrebbero generato nelle famiglie la certezza della loro invariabilità. «Il cittadino – prosegue Imperato – deve essere sicuro che la pubblica amministrazione non cambierà le condizioni senza il suo preventivo consenso». Per i legali, la fattispecie «rientra nella sfera dell’eccesso di potere».
Ora la palla passa al Consiglio di Stato, che nell’arco di un anno emetterà il provvedimento, che poi potrà essere annullato o ratificato dal presidente della Repubblica. «Sempre che l’Amministrazione – anticipa l’esponente di Fdi – non si ravveda ed eserciti il suo potere di autotutela, mediante il quale può ritirare e annullare le proprie delibere. Se così fosse o accettasse un confronto, non esiteremmo a ritirare il ricorso, perché i tribunali sono una sconfitta per tutti».