Cesena, respinto il ricorso di don Orfeo Suzzi: confermata la pena

Cesena
  • 13 febbraio 2025

Torna in pieno vigore il provvedimento di Censura a don Orfeo Suzzi, l’ex guida della Piccola Famiglia della Resurrezione che alla soglia del suo 82° compleanno, dopo mille peripezie giudiziarie (di diritto canonico) era stato “perdonato” dal vescovo Douglas Regattieri, ma a patto che non risiedesse nel territorio della Diocesi. La decisione è arrivata in queste ore, a circa un mese da quella che sarà la data di addio del vescovo Douglas alla Diocesi di Cesena - Sarsina (raggiunti limiti d’età) per lasciar posto al suo successore: l’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo.

La battaglia legale

Lo scontro tra la (ex) guida della Piccola Famiglia della Resurrezione e la Diocesi va avanti almeno dal 2019 ed è costellata da sempre da un doppio binario: ecclesiastico, laddove don Orfeo era stato accusato di disobbedienza al proprio vescovo (condizione obbligatoria per tutti i sacerdoti) ma anche di “poco chiare” operazioni finanziarie tramite conti off-shore con l’estero. Nel 2020 per padre Orfeo erano anche iniziate le procedure di “sospensione a divinis”: una condizione che lo avrebbe riportato ad un laicato che però, una volta giunta a Roma, non è mai stata formalizzata.

Per le disobbedienze e gli scontri con i vertici della Diocesi invece don Orfeo è stato negli anni sottoposto ad un procedimento extragiudiziale nel quale si è auto difeso e al termine del quale per lui la Diocesi aveva disposto la Censura: per ordine del vescovo dunque a don Orfeo era vietato celebrare messa in pubblico, predicare e celebrare il ministero della confessione. Già durante il processo don Orfeo non era più residente in Romagna, in quella che il vescovo Regattieri ha pubblicamente definito “una fuga” si era trasferito con alcuni monaci a lui fedeli a Suvereto in Toscana e da qui, dopo la condanna, ha presentato le dimissioni dalla Piccola Famiglia della resurrezione, che nel 2019 era stata commissariata ed affidata in gestione (spirituale ed economica) a monsignor Giorgio Biguzzi, vescovo emerito della Sierra Leone, morto lo scorso luglio. È stato sotto la sua guida che è stato individuato anche un nuovo priore, don Lorenzo Buda.

Le ultime vicende

A tre anni da quella condanna, dopo aver anche tentato, senza successo, di “passare” sotto un’altra Diocesi come sacerdote, don Orfeo si era rivolto nuovamente al vescovo Douglas chiedendo la remissione della pena e quindi di poter tornare a celebrare in pubblico. Monsignor Regattieri gli ha riconosciuto di aver effettivamente rispettato la pena a cui era stato condannato, un atto di obbedienza che lo aveva fatto propendere per il perdono e la remissione della pena, ma ad una sola condizione: poteva tornare a celebrare in pubblico, a predicare e confessare a patto che non risiedesse nel perimetro diocesano, ritenendo la sua una «presenza divisiva». Nel suo incontro con la stampa per San Francesco di Sales patrono dei giornalisti, il vescovo Douglas ripecorrendo i suoi anni da vescovo aveva anche parlato della “vicenda don Orfeo”, raccontando della richiesta di perdono e come questa fosse stata accolta, ma anche che don Orfeo aveva fatto ricorso contro il decreto di remissione della pena con una lettera in cui si sarebbe dimostrato una persona «caparbia e cattiva».

Il verdetto

In queste ore è arrivata la decisione sull’Appello presentato dal religioso. Respinto. Visto che don Orfeo Suzzi non accetta la condizione posta dal vescovo Douglas per la revoca dei provvedimenti a suo carico, si torna alla situazione precedente. Nello specifico il sacerdote diocesano non ha accettato la condizione prevista dal decreto del 20 dicembre 2024 nel quale veniva rimossa la Censura inflittagli il 7 dicembre 2021 a seguito del procedimento penale amministrativo extragiudiziale celebrato e a don Orfeo veniva imposto di non risiedere in Diocesi insieme a coloro che lo hanno seguito, per evitare ulteriori contrasti con la Piccola Famiglia della Resurrezione. Il vescovo Douglas in data 10 febbraio ha emanato un ulteriore provvedimento in base al quale viene ritirata la remissione della Censura (indicata dal canone 1333). Di conseguenza la condizione giuridica di don Orfeo ritorna a essere quella del decreto del 7 dicembre 2021: per lui rimane in vigore la revoca della facoltà di confessare e celebrare in pubblico. Può farlo solo con quanti “sono con lui”.

A incidere nella decisione del vescovo sono certamente stati i toni dell’Appello presentato da don Orfeo (in cui definiva «infamante» il decreto di Regattieri), e non è dato sapere se sia stato considerato “atto di disobbedienza” il fatto che don Orfeo a decisione ancora pendente sia intervenuto di recente a Cesena in un incontro pubblico organizzato per l’Università della terza età. Un incontro in cui si parlava di filosofia ma che, visto che lo vedeva nel ruolo di co-relatore, potrebbe anche essere stato visto come una seconda violazione: quella di “non predicare in pubblico”. Di fatto ora per don Orfeo l’unica maniera utile per vedersi revocare i provvedimenti sarà solo rispettando la Censura che gli è stata imposta fino a quando non potrà chiederne la revoca al subentrante (dal 16 marzo) nuovo arcivescovo Caiazzo.

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