Cesena, regole per tavolini, dehors e altri arredi all’esterno dei locali: il Comune gioca d’anticipo

Il Comune gioca d’anticipo, ma con non pochi freni e incognite, sulle nuove regole per i locali che vogliono posizionare all’aperto tavolini, sedie, ombrelloni, fioriere, pedane e dehors. Il cosiddetto Abaco, voluto fortemente dall’assessore uscente allo Sviluppo economico Luca Ferrini, in sinergia con le associazioni di categoria e con un confronto serrato con la Soprintendenza, può essere solo parzialmente operativo. Pur essendo stato approvato e formalmente già in vigore, la sua piena efficacia è congelata dal fatto che fino al prossimo 31 dicembre continua a essere in vigore la deroga che è stata stabilita a livello nazionale fin dal 2020, a seguito del Covid. Quella disciplina che ha allargato al massimo le maglie non può essere superata dall’Abaco comunale, per una elementare questione di gerarchia delle fonti del diritto. Però, nel frattempo, negli uffici a Palazzo Albornoz si è deciso di seguire una prassi che risponde a una logica di concretezza e che è anche nell’interesse degli esercenti: per i colori e le tipologie di dehors, si sta già chiedendo a chi vuole rinnovare l’arredo di adeguarsi alle disposizioni inserite nell’Abaco, che hanno l’obiettivo, innanzitutto, di dire basta alle “piazze Arlecchino”.
Punti interrogativi
Quando a Roma non verranno più confermate le deroghe, presumibilmente a fine 2024, gli esercenti avranno poi due anni di tempo per adeguarsi ai paletti fissati a Cesena.
A questa situazione di non immediata applicabilità si è però aggiunto di recente un ulteriore nodo. Il Governo ha annunciato che vorrebbe legiferare in materia, esautorando le Soprintendenze e concedendo dehors permanenti (con l’Abaco del Comune si può ottenere con un’unica domanda un’autorizzazione della durata di 5 anni, mentre finora bisognava rifare la richiesta ogni anno). Ferrini pensa che, «se fatte con intelligenza, scelte del genere potrebbero avere qualche effetto positivo». Però non nasconde i suoi dubbi: «Sarà la solita propaganda».
Dalla vitalità alla razionalità
Intanto, nel manifestare il proprio orgoglio per il risultato raggiunto, Ferrini, che si è ricandidato nella lista Patto per Cesena (alleanza tra Pri e Azione di Calenda), sempre in appoggio a Enzo Lattuca, spiega come è nata la necessità di un Abaco “nostrano”: «Nel maggio 2020, a seguito della pandemia, abbiamo assegnato in un paio di settimane ben 80 concessioni all’aperto e rispetto al passato abbiamo triplicato le superfici di suolo pubblico concesse ai pubblici esercizi. La città si è risvegliata, diventando un polo di attrazione per tutta la Romagna, popolandosi a pranzo, per gli aperitivi e a cena. Ma dopo anni di rodaggio, è arrivato il momento di rendere ordinato questo sviluppo, con un equilibrio tra esigenze degli esercenti e dei residenti e tutelando la bellezza monumentale del centro. È insomma ora di passare dall’emozione della vitalità alla razionalità della convivenza. Così è nato l’Abaco, stringendo un accordo con la Soprintendenza di Ravenna, dopo un lungo lavoro».