Cesena, palazzina abusiva a San Vittore demolita dopo 18 anni e tre ricorsi

Dopo più di 18 anni dall’ingiunzione di demolizione dopo avere constatato abusi edilizi non sanabili e passati quasi quattro anni dalla sentenza con cui il Consiglio di Stato aveva confermato in secondo grado la legittimità di quel provvedimento disposto dal Comune, confermando la precedente pronuncia del Tar, ieri mattina un grosso mezzo è entrato in azione a San Vittore per abbattere una palazzina che era in avanzata fase di costruzione quando vennero alla luce le magagne.

Doppio abuso

Si trova a pochi passi dal Rio dell’Acqua e proprio questa è una delle irregolarità constatate: le costruzioni non possono essere infatti ubicate a meno di 10 metri di distanza dai corsi d’acqua. Un punto su cui aveva insistito anche Graziano Castiglia, in uno dei suoi tanti esposti inoltrati al Comune per segnalare presunte violazioni di legge. In questo caso aveva protocollato l’anno scorso tra diverse lettere per sollecitare chi di dovere ad effettuare l’abbattimento del fabbricato, alto tre piani e destinato a ospitare diversi alloggi: a seguito delle contestazioni fatte, è rimasto allo stato grezzo ma all’interno erano già state realizzate le pareti divisorie. L’altro problema riscontrato era l’occupazione di circa 90 metri quadrati di terreno demaniale.

L’Odissea giudiziaria

Tutto ha avuto inizio con un’ordinanza del 2006, emessa dall’allora dirigente del settore Sviluppo produttivo e residenziale dopo avere annullato d’ufficio i titoli edilizi. A quel punto, si mise in moto un percorso processsuale che è andato molto per lunghe. Finché la scorsa estate, con due sentenze favorevoli in mano, il Comune ha preso la decisione di farsi carico della demolizione, con la prospettiva di rivalersi poi delle spese sostenute. Il primo passo è stato l’acquisizione dell’edificio al patrimonio dell’ente.

Precedentemente la società “Cerviantiquaria srl” aveva ricevuto in un primo momento il permesso di costruire, relativo a un intervento di ristrutturazione, ampliamento e soprelevazione di un fabbricato di civile abitazione. Ma poi, riscontrato il contrasto con le normative, c’era stato lo stop, contro cui era stato presentato un ricorso straordinario al presidente della Repubblica, respinto nel 2011. Era stata quindi impugnata davanti al Tribunale amministrativo di Bologna l’ordinanza di demolizione, ma nel 2014 i giudici diedero ragione Comune. Posizione confermata il 23 marzo del 2021 dal Consiglio di Stato, che ha dichiarato perento, cioè estinto, il ricorso in appello. E così, dopo quasi 4 anni dalla tappa finale di quell’iter giudiziario, ieri la parola è passata alle ruspe.

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