Cesena, nuovo ospedale: «Se si sblocca il finanziamento Inail il cantiere è pronto a partire»

Cesena

Se si sblocca il finanziamento da parte di Inail per il nuovo ospedale di Cesena che da 13 mesi attende il via libera dal ministero della Salute, «in poco tempo saremmo in grado di far partire il cantiere, il terreno è pronto e dal punto di vista tecnico manca davvero poco». I tempi per realizzarlo poi, sarebbero relativamente brevi: «salvo imprevisti, per come è pensata la struttura, occorrerebbero tre anni e mezzo-quattro». Lo ha detto ieri Enrico Sabatini architetto dell’Ausl Romagna nell’incontro pubblico di presentazione del progetto del nuovo ospedale che si è tenuto ieri nell’aula magna della Biblioteca Malatestiana.

L’incontro serviva anche a dare visibilità alla fase delle osservazioni attualmente in corso e che si concluderà il 25 novembre. «Elaborati progettuali e relazioni del nuovo ospedale sono a disposizione di chiunque voglia consultarli nella pagina dedicata del sito del Comune», hanno spiegato Silvia Canali e la dirigente Paola Sabbatini del Comune di Cesena. Sul sito ci sono anche le istruzioni per presentare le osservazioni.

A illustrare il progetto c’erano l’architetto dell’Ausl Enrico Sabatini, e i tecnici del raggruppamento di imprese guidato dallo Studio Altieri che ha realizzato il progetto. Sabatini ha ripercorso i primi passi dell’iter progettuale partito nel 2018: la ricerca di un’area adeguata poi trovata in un terreno in gran parte già di proprietà dell’Ausl Romagna, in una zona ben collegata all’autostrada e al centro della città, e la riflessione sul destino dell’attuale ospedale dove rimarranno, nella parte più nuova della struttura, i servizi a bassa intensità di cura. Le prime conferenze dei servizi: «Le richieste e le sollecitazioni ricevute, le cose imparate con la pandemia, hanno reso il progetto decisamente migliore di quanto non fosse alla partenza».

Gli architetti Alessandro Artuso, Roberto Ravegnani, Luca Cerutti, Elisa Crimi, Cristian Murace, ciascuno per il proprio ambito di competenza si sono invece addentrati nella presentazione del progetto. Lo hanno fatto a partire dall’esterno, raccontando il lavoro fatto sulla viabilità e l’accessibilità alla struttura. Tre gli ingressi previsti: uno dedicato alle emergenze dalla rotonda già esistente su via Moneta, uno dedicato ai visitatori, per cui verrà creata una seconda rotonda su via Moneta, il terzo invece, a cui si accederà da via Cerchia di Sant’Egidio dedicato al personale e al reparto mortuario. Grande spazio viene dedicato ai parcheggi: ce ne saranno di dedicati ai visitatori, alla parte emergenza, e anche ai dipendenti. A questi si aggiungono parcheggi coperti per le biciclette e il lavoro fatto per consentire l’arrivo e la partenza di pullman e mezzi pubblici, pensando soprattutto, ma non solo, ai dipendenti.

La struttura è organizzata a doppio pettine con fabbricati collegati tra loro perpendicolarmente da un asse centrale con quattro piani fuori terra e uno interrato. La parte davanti è quella dedicata all’alta intensità di cura, quella posteriore, più tranquilla, alle degenze. Grandissima attenzione è stata dedicata ai percorsi per fare in modo che quelli sanitari e dei visitatori non si incrocino mai, per ottimizzare l’attività di cura. Complessivamente sono previsti 433 posti letto di cui quasi il 20% di terapia intensiva e subintensiva. Sono previste 25 diagnostiche per immagini. «Sono numeri che non si vedono spesso in Italia», ha sottolineato Ravegnani. Sono 15 le sale operatorie: «Il livello è altissimo: ne sono previste di robotiche, ibride, una sala con risonanza interna: ce ne sono pochissime in Italia». Il piano terra sarà dedicato all’alta intensità di cura e alla risposta alle patologie tempo dipendenti. Al piano terra è previsto anche l’accesso dei visitatori che saranno però subito indirizzati al primo piano. Questo è quello dedicato a ambulatori, day hospitale, attività amministrativa. Il secondo piano è quello dedicato alle degenze sub intensive e chirurgiche. Il terzo ospiterà le degenze mediche e un’area protetta dedicata al reparto materno-infantile e alla donna. È invece dedicato alla logistica il reparto seminterrato dove sono stati sistemati anche gli spogliatoi dei dipendenti.

La struttura sarà circondata da 50mila metri quadri di verde, parla in fatti di «ospedale parco», Crimi che con Murace ne ha curato la progettazione. Un’area sarà dedicata a installazioni artistiche, una parte sarà invece più ludica con giochi per bambini immaginando che possano usufruirne anche chi abita in zona. L’healing garden è invece la porzione dedicata alle terapie riabilitative. Nella parte più a sud sono previste due vasche di laminazione per mitigare il rischio idraulico.

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