Cesena, neolaureati da Tirana per la sanità dell’Emilia-Romagna: contatto tra De Pascale, rettore e Ital Uil
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Nuove leve delle professioni sanitarie, di cui c’è tanta fama negli ospedali romagnoli, potrebbero arrivare dall’Università di Tirana. Ad aprire questa interessante opportunità è stato un contatto tra il rettore dell’Università Cattolica Nostra Signora del Buon Consiglio, nella capitale albanese, e il presidente della Regione, Michele De Pascale. A propiziarlo è stato il cesenate Giuliano Zignani, timoniere nazionale della Ital Uil, in visita in questi giorni a Tirana, per inaugurare la sede che nello scorso dicembre l’organizzazione del patronato del sindacato ha aperto là.
Tra i vari contatti, oltre a quello con l’ambasciatore italiano in Albania, Marco Alberti, cesenate classe 1972 e quindi conterraneo di Zignani, c’è stato quello col Leonardo Palombi, rettore dell’Università di Tirana, collegata con Tor Vergata di Roma, Leonardo Palombi. Quell’insediamento conta circa 3mila studenti, tra i quali un migliaio di italiani, attirati dal fatto che i costi per frequentare i corsi in quel Paese sono molto più bassi rispetto all’Italia. Dall’Università di Tirana escono ogni anno centinaia di medici e paramedici. Palombi ha spiegato che c’è interesse a stipulare convenzioni con strutture sanitarie, per permettere loro di svolgere i tirocini necessari per iniziare la carriera. A quel punto, nella testa di Zignani si è accesa la lampadina. Già da tempo in Emilia-Romagna si sconta una grande difficoltà nel reperimento di dottori, infermieri e anche oss qualificati. Tutte figure che vengono formate nell’ateneo albanese. Perciò il presidente di Ital Uil, patronato che è disponibile a occuparsi in loco delle pratiche necessarie per essere a posto con tutti i documenti richiesti per attivare questi percorsi, ha messo in contatto il rettore Palombi e De Pascale, che si è dimostrato interessato alla possibilità di sottoscrivere una convenzione. L’Università Cattolica Nostra Signora del Buon Consiglio potrebbe così diventare una fucina di neolaureati pronti a inserirsi nel sistema sanitario pubblico emiliano-romagnolo, che potrebbe contare oltre che sulla folta pattuglia di italiani iscritti anche di giovani albanesi e di altri Paesi che studiano là.