Cesena, la musica “che fissa le scarpe” dei Kodaclips in tour in Europa tra bunker antiatomico e stiva di un cargo



Rabbia e desiderio di rivalsa. Davanti alla folla, ma senza mai guardarla. Occhi “verso le scarpe”, mentre chitarre e bassi distorti, synth e drum machine diffondono melodie che raccontano quelle sensazioni. Espressione di tragiche vicende personali avvolte dalla malinconia. Da una definizione dispregiativa coniata dall’insofferente stampa locale, a fine anni Ottanta in Regno Unito, nasce quello che oggi è un vero e proprio genere musicale: lo “Shoegaze”. Ossia: “fissarsi le scarpe”. Pressoché sconosciuto in Italia, è fatto di parole sferzanti ma ricche di consapevolezza, pronunciate da chi, “fissandosi le scarpe”, sta costruendo un sogno: i “Kodaclips”, band formata da quattro musicisti cesenati, cioè Lorenzo Ricci (chitarrista), Sonny Sbrighi (bassista), Francesco Casadei Lelli (batterista) e Alessandro Mazzoni (voce). Sono già sulla piazza con due album e una storia live in divenire.
Origini
«Siamo partiti a mani vuote ad agosto 2021 col primo concerto al “Sidro Club” di Savignano – racconta il fondatore Lorenzo “Riccio” Ricci –, seguito dal release party al “Vidia” per lanciare il primo album davanti a una bella platea. Poi abbiamo aperto gli “A Place Bury Strangers” e siamo saliti sul palco del Soglianois e di altri eventi shoegaze». Richiamando subbuglio e insoddisfazione dell’underground britannico e influenze grunge delle periferie americane, il loro «è un genere che mescola il noise rock e l’ambient . Tra i capostipiti gli “Slowdive”, di cui abbiamo introdotto il concerto a Villa Torlonia. Hanno generato la scena degli anni Novanta con chitarre estremamente distorte, quasi distruggendone il suono». Riverberi, delay estenuanti, melodie introspettive, testi criptici cantati con voci soffocate. Anime lacerate dal passato che attraverso la musica cercano riscatto. «Sul palco – continua Ricci – riusciamo a trasmettere l’essenza dello shoegaze: sfogare la sofferenza». Il lavoro in studio è la didascalia di quelle istantanee (Kodak): «Il primo album intitolato “Glances”, del 2022, presenta influenze stoner e progressive – racconta Sonny –. Lo scorso settembre abbiamo pubblicato il secondo, “Gone is the day”, dove abbiamo riversato tutta la nostalgia tipica del genere con richiami al post-punk».
Concerti all’estero
Notti insonni, giornate in auto, locali inimmaginabili, ma soprattutto emozioni e soddisfazione. «Il primo tour ci ha portato in Inghilterra, Belgio e Francia – riferisce il chitarrista –. Nessuno di noi aveva mai suonato all’estero. Bellissima Ainay-Le-Château». Poi Italia, Chiasso e Ginevra. Adrenalina inarrestabile. «Volevamo ripartire subito. Abbiamo appena concluso la seconda tournée nell’est Europa, partita dalla Repubblica Ceca: Liberec, Klatovy e Praga. A Liberec faceva un freddo allucinante, ma il calore del pubblico nei locali ha risolto tutto. A Klatovy sono venuti ad ascoltarci molti residenti italiani». Fino al palcoscenico di prestigio: «A Praga abbiamo suonato in un locale storico che ospita da sempre band straniere». E poi le sorprese: «In Slovacchia la location del concerto era nel sottocoperta di una nave cargo allestito come un pub inglese degli anni Novanta: strana sensazione. All’ingresso il proprietario ha controllato se avessimo precedenti politici. Una prassi per tutte le band che si esibiscono da lui: lo spettro del comunismo c’è e fa paura». Particolare anche l’ultimo show allo “Ziva” di Belgrado Nuova, «collocato all’interno di un bunker antiatomico riqualificato come pub». Poi incontri preziosi. «A Niš, sempre in Serbia – continua Ricci – abbiamo condiviso il palco con i macedoni “Vagina Corporation”. Ci hanno riempito di consigli per la data in Macedonia del Nord, a Kumanovo, dove abbiamo venduto anche molto merchandising».
Musica e futuro
«È stato tutto oltre ogni aspettativa – dichiara Lorenzo –. Sapevamo che in quelle zone il nostro genere era apprezzato, ma trovare gente che già conosceva i “Kodaclips” ci ha sbalordito». Surreale. «Abbiamo notato come persone lontanissime dal nostro format – aggiunge Sonny – si fermassero incuriosite ad ascoltare, ad acquistare un disco o una maglietta». La strategia vincente? «Non stacchiamo mai la spina». Ma soprattutto la libertà “Shoegaze”. «I nostri brani nascono in maniera sempre diversa – spiega Sbrighi – da un riff o un’idea melodica portata da qualcuno alla quale gli altri si attaccano e iniziano a suonare. O da materiale già strutturato da riarrangiare». Con soluzioni improvvisate: «Se durante una jam i nostri sguardi si incrociano, è il segnale che ci siamo». Con la stessa intesa scrutano il futuro: «Stiamo cercando di pianificare un tour negli Usa a ottobre. Costerà molto, sarà difficile superare la burocrazia, ma è un obiettivo». Un desiderio fondato nella realtà: «Abbiamo già pubblico anche lì e alcuni locali hanno dato disponibilità. Ci servirebbe solo un produttore», dicono ridendo. Intanto, i “Kodaclips” continueranno a guardare l’orizzonte con la stessa intensità con cui “fissano le scarpe”.